Page 278 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   li. E non è nemmeno esatto che fosse rifiutato a Garibaldi di chiamare alcu-
                   ni dei suoi fidi di Aspromonte, perché più d’uno di essi ebbe grado e coman-
                   do. A questo proposito merita di essere ricordato il fatto che quando, in un
                   certo momento, si parlò di riunire le Brigate in Divisioni, Garibaldi espresse
                   il desiderio di avere fra i divisionari il generale Pallavicini di Priola, quello
                   stesso che, quattro anni innanzi aveva, da colonnello dei bersaglieri, per do-
                   vere, capitanato contro di lui la spedizione di Aspromonte: desiderio degno
                   della grande anima dell’Eroe e che onora il gentiluomo genovese, presentato-
                   si allora a lui, ferito, a capo scoperto, in atto di sincera dolorosa deferenza.
                      Comunque, dopo alcuni mutamenti avvenuti sul principio, il Corpo dei
                   volontari rimase così costituito:

                      l Brigata (2° e 7° reggimento): maggior generale Haug;
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                      2 Brigata (4° e 10° reggimento): maggior generale Pichi;
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                      3 Brigata (5° e 9° reggimento): maggior generale Orsini;
                      4 Brigata (1° e 3° reggimento): colonnello brigadiere Corte;
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                      5 Brigata (6° e 8° reggimento): colonn. brigadiere Nicotera.
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                      In tutto 40 grossi battaglioni di fanteria, 2 battaglioni di bersaglieri, 3 bat-
                   terie di artiglieria da campagna e una da montagna (dell’esercito regolare), 2
                   squadroni di guide a cavallo, 1 compagnia di zappatori del genio (dell’esercito
                   regolare), con una forza complessiva di 38.000 fanti, 200 cavalli e 24 cannoni.
                   La fanteria - tranne i bersaglieri - era armata ed equipaggiata meno che me-
                   diocremente e pochi, tra ufficiali e gregari, avevano il corpo e lo spirito adu-
                   sato alla montagna. Capo di Stato Maggiore era il generale Fabrizi, sottocapo
                   il colonnello Guastalla. Comandava l’artiglieria il maggiore Orazio Dogliotti
                   dell’esercito regolare. Capo dell’intendenza era il colonnello Acerbi, del servi-
                   zio sanitario il colonnello Bertani. Le guide erano agli ordini del ten. Colon-
                   nello Missori. La zona d’operazioni sul Garda era affidata al generale Avezza-
                   na e la flottiglia al tenente colonnello Elia, il glorioso ferito di Calatafimi.
                      A queste pesanti formazioni, poco adatte alla guerra di montagna, gli Au-
                   striaci opposero forze notevolmente inferiori in numero (poco più di 16.000
                   combattenti, con 24 cannoni e 8 pezzi da racchette e 200 cavalli), ma coman-
                   date da uno dei più abili generali, il maggior generale barone von Kuhn, con-
                   siderato quale maestro della guerra di montagna, ben istruite, benissimo ar-
                   mate di fucili di precisione, nel cui maneggio di Tirolesi contendevano agli
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