Page 11 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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Prefazione
Col. Antonino Zarcone
Capo Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito
Ricostruire la storia degli archivi militari italiani, e quindi delle leggi e dei re-
golamenti che ne hanno scandito l’esistenza e l’evoluzione, equivale a compiere
un viaggio nei rapporti fra l’istituzione militare e la propria memoria storica. Non
sarà inutile perciò, per spiegare l’importanza di un volume che ha per oggetto
l’archivistica e il mondo militare, ripercorrere brevemente la storia del primo e
più grande archivio militare italiano, la cui vicenda e le cui attività sono a riguar-
do esemplari del reticolo di relazioni, strette e dense di sfumature, con il contesto
storico-istituzionale entro cui ebbe origine e operò.
L’obiettivo per il quale nel 1853 venne istituito l’Ufficio militare del Corpo
reale dello Stato maggiore, antenato dell’odierno Ufficio storico dello Stato mag-
giore dell’Esercito, fu di dotare l’Armata sarda di una struttura deputata a con-
servare, da allora in poi, il carteggio operativo delle varie campagne militari al
fine di farne oggetto di studio per le operazioni future. Da allora l’Ufficio è stato
il custode della memoria storica e documentale dell’Esercito italiano, accompa-
gnando la funzione di conservazione della documentazione con un’attività di
carattere scientifico.
Gli stessi vertici militari italiani, seppur presi da avvenimenti drammatici, non
dimenticarono del resto di apportare ulteriori cure alla memoria storica delle
Forze armate nazionali. Lo stesso Comando supremo si preoccupò che l’enorme
massa della documentazione, prodotta nel corso del Primo conflitto mondiale,
non andasse perduta o dispersa e ne dispose, con una serie di circolari, l’accen-
tramento e la conservazione presso l’Ufficio storico, la cui funzione in parte si
svincolò, al termine della campagna, dalle necessità operative (analizzare le
esperienze fatte in guerra dall’Esercito) e assunse anche, e in modo sempre più
crescente, un fine scientifico e culturale (studiare e tramandare la storia dell’isti-
tuzione militare attraverso i suoi documenti).
Dopo l’8 settembre 1943 e durante l’occupazione di Roma da parte dei tede-
schi, un contributo alla preservazione di tale patrimonio fu dato dal gruppo clan-
destino dell’Ufficio storico dello Stato maggiore, guidato dal gen. Francesco
Biondi-Morra, supportato in questa attività dal ten. col. Alberto Maria Ghisalber-
ti e dal magg. Luigi Coppa. Costoro, con l’intento di sottrarre alle autorità mili-
tari della Repubblica sociale italiana, e quindi all’occupante tedesco, la preziosa
messe documentaria dell’Ufficio (comprese le carte della Commissione di
inchiesta su Caporetto e i documenti sulle campagne di Africa e di Russia), prov-