Page 92 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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Il motore a vapore

                 Il motore a vapore, con tutti i problemi che la sua adozio-
               ne comportava, con tanto di caldaia e di ciminiera, iniziò
               a volare nel 1852 in Francia, sospeso in una apposita na-
               vicella appesa sotto un pallone molto allungato, di forma
               vagamente lenticolare. Ed essendo in grado di dirigersi,
               sia pur molto stentatamente, quel singolare pallone riem-
               pito di idrogeno fu chiamato dirigibile, ma solo sul finire
               del XIX secolo, per l’esattezza nel 1898, che fu finalmente
               disponibile un motore termico a combustione interna. Per
               restare ancora ai motori a combustione esterna per l’im-
               piego aeronautico vale la pena di spendere qualche parola
               in più non fosse altro per una sua curiosa ricomparsa in-
               torno agli anni trenta, della quale ben poco si conosce.
                 Il motore a vapore di tipo alternativo può schematica-
               mente dividersi in due parti fondamentali: la caldaia, o
               generatore di vapore, che produce il vapore riscaldando
               l’acqua, e il gruppo cilindro-stantuffo che azionato dall’e-
               spansione del vapore genera il movimento. In linea di
               massima, almeno inizialmente la caldaia era un lungo re-
               cipiente cilindrico nel cui interno, in corrispondenza della
               bocca, in un apposito focolare, veniva fatto bruciare del
               carbone camera di combustione. Esattamente come in una
               caffettiera di tipo Moka express il riscaldamento dell’ac-
               qua produceva vapore sotto pressione che una valvola di
               sicurezza provvedeva a far decomprimere in caso di surri-
               scaldamento.
                 Nella parte superiore della caldaia vi era il duomo, ovve-
               ro l’ambiente dove il vapore si separava dall’acqua avvian-
               dosi alla condotta d’utilizzo, e quindi al distributore ed al
               cilindro.
                 Per migliorare i rendimenti delle caldaie, i gas roventi
               prodotti dalla combustione vennero fatti passare attra-
               verso un fascio di tubi immersi nell’acqua, aumentando   re cioè un dispositivo capace di iniettare nella camera di
               così la superficie di scambio e la velocità di riscaldamento.   combustione sia il combustibile che il comburente nella
               Oltre ad una siffatta caldaia, nota anche col nome di Cor-  giusta dose.
               novaglia, ne venne realizzata pure un’altra praticamente   Quando si parla di macchina a vapore tutti siamo portati
               simmetrica: nei tubi circolava l’acqua e al loro esterno i gas   ad immaginare una locomotiva nera e sbuffante, pesante e
               roventi. Dal momento che l’acqua sotto pressione era nei   lenta, con le sue alte ciminiere ed un enorme tender carico
               tubi e non nella caldaia, l’eventualità di una sua esplosio-  di carbone. Ed in effetti la prima applicazione a veicoli
               ne per malfunzionamento della valvola di sicurezza erano   semoventi del motore a combustione esterna é in sostanza
               inesistenti, per cui venne definita non esplodente. Con la   riconducibile a tale stereotipo, che nella fattispecie rende
               caldaia a tubi d’acqua si inizia a studiare la produzione   difficile immaginarne l’adozione in aeronautica, anche per
               veloce del vapore.                                      i soli dirigibili.
                 Il combustibile usato nelle caldaie, inizialmente era il le-  Almeno due le sue più vistose inadeguatezze al volo: la
               gname, poi sostituito dal carbone ed infine da idrocarburi   lenta attivazione iniziale, ovvero l’attesa che l’acqua bol-
               liquidi, che implicavano al posto del focolare un bruciato-  lisse generando il vapore, e la necessità di una cospicua






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