Page 27 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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Analogo discorso vale per le luci
praticate lungo i muri perimetrali,
appena rialzate e di superficie ri-
dotta rispetto alle normali finestre,
munite abitualmente di pesanti
cancellate. La loro definitiva elimi-
nazione, che fece del portone l’uni-
co vano sull’esterno, si attuò in un
secondo momento sostituendole
con aperture sul cortile. Fu in ogni
caso un’ulteriore conferma del ra-
pido scadere della residua sicurez-
za pubblica. Lo spessore dei muri
perimetrali delle ville fortificate
non portò, invece, ad alcuna sen-
sibile maggiorazione nei confronti
di quelli portanti interni; entrambi
Fra le espressioni del primo tipo troviamo la pianta qua- perciò erano dimensionati in funzione dei carichi stati-
drilatera chiusa, tipica di un piccolo forte. La scelta risulta ci e non della difesa passiva, per cui non superavano in
scontata poiché costituiva quella più semplice da costruire genere il metro di spessore.
e difendere, compatibilmente con la destinazione fruitiva,
che implicava la massima superficie interna utilizzabile. A
differenza però di qualsiasi similare costruzione militare,
in qualsiasi contesto storico, l’accesso rimase sempre coin-
cidente con la quota di campagna e abbastanza largo da
riuscire carraio, privo di cesure e di compartimentazioni di
sicurezza, sia pur elementari. Non venne, ad esempio, adot-
tata per serramento nemmeno la tradizionale saracinesca,
sicuramente più rapida nelle manovre di emergenza, ma
altrettanto indubbiamente assai più complessa e delicata
di un normale portone a due battenti. Non venne adottato
neppure alcun accorgimento d’innalzamento della quota
del cortile, né di maggiorazione delle fondazioni, come
pure nessun espediente per accrescere l’inviolabilità del
portone. Questa semplificazione rappresentò senza dub-
bio la principale deficienza strutturale dal punto di vista
ostativo, data la scarsissima resistenza delle opere in legno
ai tentativi di sfondamento o di incendio; essa costituisce,
perciò, la conferma che la finalità perseguita supponeva
rischi di bassa ma di frequente entità, comunque di effi-
mera durata.
Nella pagina a fianco: ruderi del Castra Praetorium Mobene, oggi Qasr
Bshir, in Giordania. Si tratta di un forte romano del III-IV sec. costru-
ito lungo il Limes Arabicus.
In alto: ruderi della Fortezza di Belvoir, castello risalente alle crociate,
nello stato di Israele.
A fianco: mosaici raffiguranti ville rustiche romane del I sec. Museo
del Bardo, Tunisi.
parte prima - la fine del mondo antico 23

