Page 344 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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344 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
ricorrere ad un’organizzazione simile a quella degli jagdkommando tedeschi, pur senza giun-
gere a realizzazioni concrete . In Slovenia la Divisione “Granatieri di Sardegna” costituì
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dei plotoni di personale selezionato ed appositamente addestrato di cosiddetti controguer-
riglieri, mentre altre grandi unità potenziarono i plotoni esploratori reggimentali di fanteria
con armi automatiche ed un addestramento orientato al combattimento episodico. Nel
1941 il comando 2ª Armata costituì un centro addestramento per migliorare l’istruzione
tecnico-tattica dei gregari all’impiego dell’armamento in dotazione ed, in parte, anche alle
particolari forme di lotta praticate nella ex Jugoslavia . Nel 1942 il comandante della 2ª
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Armata, Roatta, incaricò il Generale Archimede Mischi, comandante generale della Milizia
Confinaria, di “assumere l’alta direzione di una scuola guerriglieri, che avrebbe addestrato
un battaglione confinario da costituirsi nella zona dei territori annessi con elementi scelti,
per prestanza fisica e per attitudine, fra tutti i confinari d’Italia. Mischi, che risiedeva a To-
rino, accettò l’incarico e riuscì gradatamente a scegliere 700 confinari per un battaglione,
destinati ai confini tra i territori annessi al Fiumano ed alla Croazia . Tale reparto, com-
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pletamente motorizzato ed ottimamente equipaggiato con mezzi blindati, armi automati-
che e materiale radio, ebbe una buona resa operativa.
I battaglioni della M.V.S.N. fornirono, in generale, buona prova nei Balcani, rivelando-
si spesso anche più combattivi e determinati delle truppe regolari del Regio Esercito, forse
per la guerra ideologica combattuta che li contrapponeva al nemico storico del fascismo,
ma anche a motivo di una più leggera struttura organica e delle minori necessità logisti-
che . Nonostante le intemperanze contro i civili e la scarsa disciplina, discreto rendimento
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in funzione anti-partigiana ebbero anche i battaglioni CC.NN. squadristi, inviati in buon
numero dei territori annessi.
I reparti alpini, che maturarono una vasta esperienza di operazioni di controinsorgenza
in Bosnia e Montenegro con le Divisioni “Taurinense”, “Pusteria” ed “Alpi Graie”, oltre a
reparti minori, e che per il loro addestramento e dotazioni d’equipaggiamento si rivelarono
i reparti maggiormente idonei all’azione anti-partigiana, evitarono la costituzione di reparti
speciali che si opponessero ai guerriglieri, rimanendo fedeli alle proprie collaudate forma-
zioni organiche .
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886 Gli jagdkommando, costituiti a partire dal 1942, erano formati in ambito divisionale da piccole uni-
tà scelte incaricate di operare in incognito con tecniche tipiche della guerriglia all’interno delle linee
nemiche.
887 Il primo corso per capi-squadra iniziò a luglio. Gli allievi tornavano tutti ai reggimenti d’appartenen-
za.
888 Stralcio memoriale dell’avv. Donato Antonio Tommasi relativo al prefetto Testa Temistocle. Il battaglione
operò alle dipendenze della prefettura di Fiume nei servizi di polizia ordinaria e della G.A.F. in ope-
razioni di rastrellamento e di polizia militare. Il battaglione fu inquadrato nella IV Legione M.V.S.N.
confinaria “Monte Nevoso”.
889 Foglio n. 5234 in data 1° aprile 1943, Operazioni in Croazia, Comando Superiore FF.AA. “Slovenia-
Dalmazia” – Ufficio Operazioni.
890 Foglio n. 1353/1/OP.M. in data 31 maggio 1942, Rapporto sulle operazioni effettuate dall’11° alpini
in zona Gorazde-Foca-Meljak, comando 11° Reggimento alpini.
Capitolo terzo

