Page 343 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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                           La 2  armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943)  343
              lità di lasciare i Balcani venendo destinati ad altri incarichi, dopo un periodo di licenza .
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              Il disagio psicologico delle truppe operanti nei Balcani era accentuato, che oltre dal tipo di
              lotta che dovevano affrontare, con un forte coinvolgimento della popolazione civile, anche
              dalla scarsa risonanza che quegli avvenimenti avevano in Italia, dove l’attenzione era pola-
              rizzata sui fronti africano e russo .
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                 Di fronte alle divisioni di fanteria italiane, spesso esaurite da intensi cicli operativi e sot-
              to organico, stavano nel 1943 formazioni partigiane sempre più combattive e baldanzose,
              sostenute dagli alleati e confortate dal contesto internazionale che vedeva le forze dell’Asse
              sulla difensiva. Più determinate e con una forte motivazione ideale, le brigate d’assalto era-
              no inoltre formate da elementi giovani, fisicamente selezionati, indottrinati politicamente
              e addestrati al combattimento episodico.
                 Di fronte alle sempre maggiori difficoltà incontrate nella lotta anti-partigiana, e in as-
              senza di iniziative degli organi centrali, alcune grandi unità di stanza nei Balcani agirono di
              iniziativa costituendo formazioni dette speciali o di guerriglieri, in cui si cercava di riunire
              il personale più motivato ed in condizioni fisiche ottimali, destinato alle azioni manovra-
              te ed al combattimento in campo aperto . Si trattò sia di unità a livello di battaglione,
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              a pieni organici, meglio equipaggiate, cui venivano messi a disposizione autoreparti per
              spostamenti celeri e capacità di intervento rapido, anche al fine di risparmiare la truppa da
              faticose marce di avvicinamento al nemico, sia di reparti a livello organico inferiore incari-
              cati della presa di contatto col nemico e dei colpi di mano .
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                 Furono, in pratica, ripresi gli insegnamenti della Prima Guerra Mondiale che avevano
              portato alla costituzione delle truppe d’assalto, meglio note come arditi, al fine di avere alla
              mano formazioni più combattive destinate ai compiti più rischiosi e ad aprire la strada ai
              reparti ordinari di fanteria. Altri reparti guerriglieri a livello di battaglione operarono con
              tecniche più propriamente di guerriglia e di infiltrazione di pattuglie informative e di sabo-
              taggio dietro le linee avversarie. Il sistema era stato mutuato dalle M.V.A.C., che a partire
              dall’estate 1943 avevano iniziato ad inviare nelle retrovie nemiche pattuglioni travestiti da
              partigiani allo scopo di operare colpi di mano ed acquisire informazioni sui movimenti e
              sulla consistenza delle bande partigiane. Queste azioni ebbero notevole successo, riuscen-
              do molto temute dall’avversario. Altre grandi unità in Grecia valutarono l’opportunità di


              882 Promemoria n. 2, cit.
              883 Circolare n. 505040 in data 15 marzo 1942, Direttive per la propaganda presso le nostre truppe in ter-
                 ritorio ex jugoslavo, S.M.R.E.-Ufficio Propaganda. Gli altri due temi principali della propaganda met-
                 tevano l’accento sul pericolo dell’insurrezione comunista nei territori ex jugoslavi
              884 Il raggruppamento CC.NN. “XXI aprile” dell’XI Corpo d’Armata formò nel 1943 dei battaglio-
                 ni M speciali, denominati anche battaglioni guerriglieri n. 1 e n. 3, nel V Corpo d’Armata si ebbe-
                 ro dei battaglioni guerriglieri divisionali (CLIII battaglione guerriglieri della divisione “Macerata” e
                 XIII della divisione “Re”) ed in ambito V raggruppamento G.A.F. (battaglione guerriglieri G.A.F.),
                 la divisione “Bergamo” formò una compagnia arditi divisionale denominata “Frecce nere”, mentre il
                 Gruppo carri leggeri “San Giusto” ebbe un plotone arditi motorizzato dotato di autoprotetti. E’ nota,
                 inoltre, una 4ª compagnia arditi del XXVI settore G.A.F.
              885 La circolare n. 36.000 prevedeva genericamente l’impiego di reparti di guerriglieri, senza però entrare
                 nel merito della loro organizzazione, del loro addestramento e dei loro criteri d’azione.
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