Page 111 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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               le procedure richiedevano,  infatti, che i piani  di utilizzo degli  aiuti ERP
            fossero confrontati  tra  loro  per rendere compatibile l'insieme e  stabilire una
            distribuzione delle non infinite risorse disponibili che ne massimizzasse il ren-
            dimento.  Ma  così  facendo ciascun  paese e.ra  costretto a  prestare anen.zione
            anche ai problemi degli altri.
               Per quanto concerne in particolare  la  ripresa degli scambi infra-europei
            che, in qualche modo avrebbero costiruìro la  manifestazione più convincente
            di un nuovo spirito cooperativo, la disponibilità  dei goverrtl e  dei Parlamenti,
            forse  non elevatissima, era comunque osracolata da una molteplicità di fattori.
               Persisteva  infatti  la  vecchia  impalcatura  di  regolazione  rigida  del  com-
            mercio estero adottata negli anni trenta in conseguenza della "grande depres-
            siooe" e centrata sul contingentamento delle irnportazion~ sulle discriminazio-
            ni  in  ordine alla  provenienza  e  alla  natur-.t  delle merci  e  su tariffe  doganali
            assai elevare.
               Sicché  l'obiettivo  di  incrementare  il  commercio estero comportava  di
            necessità  una  forte  volontà di procedere nella direzione della  Uberalizzazione
            degli scambi  e  della  riduzione  dei  livelli  dì  protezione.  Con  buoni tisultari,
            occorre dire, se è  vero che, sia pure  con qualche incertezza,  nel  1951  il 75%
            delle importazioni di prodotti alimentari, di materie  prime  e di prodotti indu-
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            striali risultava liber-alizzato < 9l.
               Le  norme  vigenti  in  tema  di  pagamenti giocavano  anch'esse  in misura
            non lieve a  frenare il  commercio estero perché, in quanto associate al domi-
            nante  modello dei -dearings•,  rendevano  impossibile  la  compensazione dei
            debiti e dei crediti verso paesi e  aree monetarie. Basti pensare che nel 1947 il
            61% del totale degli scambi era  regolato da accordi bHaterali commerciali e di
            pagamento < >.
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               La  questione della  eliminazione degli  ostacoli  all'interscambio era stata
            affronrata in sede dì stipulazione del "Generai agreemeqc on tarifs and tra<le"
            ma gli  esiti  non erano stati entusiasmanti  per le resistenze  di  molti ad impe-
            gnarsi  per una  politica di apertura commerciale e  di  revisione delle modalità
            per effettuare i  pagamenti. D'altra parre la eliminazione degli  Impicci ereditati
            dal passato circa la  liquidazione delle partite di credito e  debito costituiva un
            passaggio obbligato sulla via della maggiore Integrazione dei mercati.
               Ma  proprio su  questo  punto  l'azione  dell'OECE  fu  importante  perché
            l'organi.zzazione divenne  una  sorta  di  laboratorio  per  la  sperimeotazione
            di  sistemi di  regolazione  che  rappresentarono  una  svolta  di  grandissima
            importanza.
               Già nel novembre del 1947, ossia prima dell'entrata in funzione deli'ERP, fu
            stipulato  un  accordo per  la  regolazione  multilaterale  soHoscritto  da Belgio,
            Lussemburgo, Paesi Bassi, Fnmci:t e Italia, la cui portata, nonostante l'estensione
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