Page 184 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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L'ITAUA E LE Ol!IOINl DELU TERZA GUERRA MONDIALE 173
ben orchestrata fu scatenata neU'inutile tentativo di impedire l'adesione italia-
na all'European Recovery Program, che conuìbuti alla ricostruzione in tempi
rapidi del nostro Paese.
Compare così que.l motivo di "difesa• degli "interessi nazionali" che sem-
bra ben strano, oggi che sappiamo come i dirigenti comunisti - ed in primfs
Togllatti - si recassero puntualmente all'Ambasciata sovietica di Roma a pren-
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dere ordini <2 >.
Ciononostante la grande massa di militanti comunisti - ed anche dei qua-
dri "di base· - credeva sinceramente a tali affermazioni. La realtà è che il parti·
to comunista italiano (come, per altro, tutti gli altri partiti comunisti) praticava
una verità "a tre livelli". La reale essenza della politica comunista mondiale, gli
ordini e le direttive di Stalin ed i veri fini di quest'ultimo per instaurare il
comunismo sovietico in tutto il mondo, erano note solo ai massimi dirigenti
del partito, suoi fedeli esecutori perinde ac cadaver: poche decine di persone.
Già i quadri intermedi sapevano ben poco della verità; infine, alla grande
massa degli iscritti veniva presentata soltanto la "linea" ufficiale. E basta.
Non fu certo per caso che gli unici partiti comunisti "occidentali", chiamati
nel settembre 1947 a far parte del nuovo organismo internazionale a direzione
sovietica (il cosideno "Comioforrn•), fossero quelli italiano e francese (l'>),
Da questo momento il PCI si allineò (come anche prima, del resto: ma
da ora in maniera più netta) alla nuova linea sovietica. Al VI Congresso del
Panlto comunista italiano, tenutosi a Mìlano, i sovietici fecero sentire il loro
peso con una delegazione composta da Pavel Yudin, "filosofo di corte" dì
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Stalin C6> e che sarebbe poi srato invlato quale ambasciatore a Pechino, pres-
so H malfldo Mao Tsetung, e V. Grigoryan, "uomo" di Seria. Nello stesso
Congresso, nella sala riservata della Commissione politica, a porte chiuse,
Togliarti attaccò violentemente Umberto Tem1cini che si era azzardato a criti-
care l'eccessivo asservimenro ali:~ politica sovietica.
Ora un nuovo motivo apparve nella propaganda comunista: la cosidetta
"difesa della pace". Da chi poteva venice la minaccia? Chiaramente, dai fasci-
sti. E poiché il fascismo era stato sbaragliato, occorreva inventarne uno
nuovo: così, già nel l946, l.ucio Lombardo Radice rivelò che chiunque fosse
anticomunista (od anche solo avanzasse riserve sugli obiettivi del comunismo
mondiale) era "obiettivamente" fascista, anche se non lo sapeva, ancbe se
magari aveva sempre IOLrato contro il fascismo <.27>, Così, ogni avversario del
regimi comunisti dell'Est era, nella prosa del PC!, ipso facto, un fascista: anzi
un "criminale fascista" (28l.
La "campagna per la pacé" salì al diapason quando da parte occidentale
apparve manifesta la volontà di non cedere alle pressioni sovietiche e gli Stati
Uniti espressero chiaramente l'intenzione di non abbandonare a se stessa
l'Europa, come invece avevano fatto, con cli~a~trose conseguenze, nel 1919.

