Page 180 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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L'ITALIA  E  LE OIUGINI
                    DELIA  TERZA  GUERRA  MONDIALE




                                                  RAIMONOO  LU1WjHJ

            Sembra opportuno e  necessario  chiarire anzituno  perché,  oella  presente
         analisi,  si  è  scelta  la  locuzione  "terza guerra  mondiale" anziché quella  più
         comunemente usata (ma anche assai più vaga ed imprecisa) di "guerra fredda".
            Per  comprendere  ciò,  occorre  risalire  parecchi  anni  addietro, per lo
         meno sino al  momento In cui  il  governo bolscevico sostituJ quelli  zarlsta e
         repubblicano alla  testa  dj dò che era stato l'impero russo e che diveniva ora
         l'impero sovietico O>.
            Parlando dei  nuovi  reggitori che si erano insediati a  Mosca, uno tra i  pill
         acuti studiosi della storia sovietica, Adam B.  Ulam, cosi si esprime:  "Pochi di
         essi  si  consideravano  governanti  nel  senso  tradizionale  della  parola;  essi
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         erano agenti di una  rivoluzione mondiale In corso• <>. In sostanza, "l'essenza
         della donrlna originale della poUtica estera del  marxismo era assai semplice:
         la  rivoluzione mondiale " O>.  Da ciò scaturiva automatit."a..JJenle la conclusione
         su cui  tutti i capi sovietici erano d'accordo: che cioè la guerra contro  i  paesi
         "capitalisti" - in  tal  modo essi def'ìnivano quelli  che sarebbe più esano chia·
         mare "liberai democratici" - era inevitabile: "ln altre  parole, l'origine basilare
         della  guerra  fredda  non sta  in  un  qualsiasi  errore  o  incompren.sione  da
         entrambe le parti, ma,  del  tuuo prosaicamente,  nell'incompatibUità strutruraJe
         tra le politiche del comunismo e  della democrazia costiruziooale. Data la sem·
         pliee esistenza dell'Unione Sovietica, la  guem freddll  era inevitabile,  per cui
         essa  terminò automaticamente quando l'Unione Sovietica  cadde"  C<O. Se  :~Ila
         locuzione "guerra  fredda"  si SOStltuisre quJ,  quella  più appropriata di  "teru
         guerra mondiale•, Il giudizio è perfetto.
            In questo quadro, Stalìn fu Il  primo statista sovietico a  rendersi como che
         la  rivoluzione  mondiale noo era,  n~ poteva essere, un lìne immediato e  mec-
         canico,  ma che  tale  principio  forniva  la  base  per l'identificazione  di  una
         potente Unione  SovletJca  e  che  ciò  poteva  realiu.arsl  fondt:ndo  il  limitato
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