Page 181 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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imperialismo z:arista d'antan con il nuovo obienlvo di instaurare il comuni-
smo nel mondo intero. Medìante questo "paradigma imperial-rivoluzionario",
Stalin si dedicò "illa costruzione di un grande impero sulla terra. L'Imperiali-
smo divenne ben presto parte della sua strategia" (5).
ln questo quadro fu creata la leggenda secondo cui nel fronte antifascista
l'Unione Sovietica sarebbe stata la potenza più risoluta nella lotta contro i
tot.alitarismi di destra: leggenda che il patto tedesco-sovietico del 1939 e la
lunga collaborazione nazi-sovietica (che Stalin cercò in ogni modo di preser-
vare e sviluppare) <6> si occupò di smentire. In effetti •fu la Gennania ... , che
costrlnse la Russia alla guerra e ad un'Involontaria alleanza con le democrazie
occidentali. Se la Germania non avesse attaccato, la Russia avrebbe persistito
nella politica dell'agesto-serrembre 1939 ancora per molto tempo" m.
Era quindi Inevitabile che, sgombrato il terreno dalla Gennania e dal
Gìappone, l'ostilità tra il mondo comunista e quello democratico riaffiorasse.
Era infanl accaduto ciò che Arnold Toynbee aveva a suo tempo detto circa la
crisi di autodistruzione del mondo ellenico, durante la quale al margini erano
sorti e si erano rafforz:ati l due colossi di Roma e Cartagine che successiva-
mente, sgombero onnai il campo, si apprestavano a quella lotta mortale che
avrebbe consacrato l'egemonia di uno solo dei due (8).
Che l'iniziativa dovesse venir presa dall'Unione Sovietica, era nella natura
stessa delle cose. La nemesi volle che il peccato di sangue, che era stato alle
origini della seconda guerra mondiale - l'aggressione e la spartizione della
Polonia -dovesse gravare come una maledizione sui vincitori e sui vintl C9),
generando una ca1ena di eventi che portò a quello che è, a nostro avviso, giu-
sto chiamare il ter.zo conflitto mondiale, queUo finale e - si spera - definitivo.
Fu l'azione di Stallin verso la Polonia la quale mostrò che l'impegno, preso
anche dal ditauore sovietico, di garantire a Mri l popoli liberali il diritto "di
scegllere la rorma di governo sono cui vivere• non era, per Stalin, che un
eh f./fon de papier.
A petto del suo antico partner Adolf Hitler, Stalin era certamente più pru-
dente, più cauto e Infinitamente più realista: tuttavia egli, "a lungo termine,
non poteva opporsi alla logica della sua posi4ione di capo di una società
totalitaria e di capo supremo di un movimento che cercava la sicurezza attra-
verso l'espansìone continw. In questi falli, più che ognf peccato d f. omf.sstone
o commtssfone da parte deli'Ovesl, devono essere viste le radici della cresceme
discordid' (IO) e, aggiungiamo noi, di quella che fu la terza guerra mondiale.
Se il conflil1o per la supremazia con le potenze occidentali (e specialmen-
te con gli Stati Uniti) non eruttò iD una guerra guerreggiata all'ultimo sangue,
dò fu dovuto ad un solo elemento: quello cioè che Sir Wlnston Churchill
chiamò "l'equilibrio del terrore". ossia la presenza dell'arma nucleare. Ma già
tre secoli prima, un pensatore dell'acutezza di Raimondo Montecuccoli aveva

