Page 183 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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172                                        RAIMONDO UJRAGHl
             si  profilava  all'orizzonte).  In realtà  tale manovra  può essere  rubricata  sotto
             una  parola  che esprime  un comportamento  in  cui  il dittator,e  sovietico era
             maestro di  inganno 08). Stalin aveva  ormai acquisito sui part!rì  comunisti un
             tale controllo che la  presenza del  Comintern era divenuta del  tutto  Inutile e
             persino dannosa. Esso  non fu  pii:l  necessario  poiché "Stalìn e  il suo gruppo
             acquisirono  Il  controllo assoluto  sul Comintern dopo  l'imprigionamento o
             !.'eliminazione fisica  di molti emigrati  politici stranieri e  in particolare di molti
             dei leader di tali partiti" 09).
                Quando "il gran terrore"  ebbe  fano  piazza  pulita di  rutti  gli  oppositori
             presenti e  futuri,  il  nucleo dei dirigenti  dei partiti  comunisti stranieri  rimase
             composto unicamente da uomini del  tutto devoti a Stalin e  che furono da lui
             inviati, quali proconsoU ed esecutori,  nei  paesi soggiogatl o  che si trattava di
             soggiogare: Klement Gottwald in Cecoslovacchia, Mathlas Rakosi In  Ungheria,
             Boleslav Bierul in Polonia, WJihelm  Pieck  in  Germania:  tutte  persone che si
             sarebbero "distinte"  nella  sanguinooa  "seconda ondata" delle  purghe nei
             rispettivi paesi.
                A  pane gli  stati  dell'Europa  orientale,  che StaJin  considerava  suoi  per
             diritto di conquista, quelli  dell'occidente in cui al  dittatore sovietico sembra-
             vano  aprirsi  prospettive di ascesa  aJ  potere da  parte dei comunisti erano la
             Francia  e  l'Italia.  In Francia  fu  inviato  Maurice  Thorez ed in  Italia  Palmiro
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             Togliattl < >.
                la politica staliniana in Buropa orientale doveva però non tardare a man-
             dare all'aria gli asseriti  propo.~iti di "unità  nazionale" dei  comunisti italiani. A
             parte .la  malnmise sulla  Polonia, il primo  grosso scontro fu  detenninato dalla
             questione del  Piano Marshall.  Da qualche tempo i sospetti di Stalin verso gli
             occidentali erano andati approfondendosi:  l'energica opposizione al suo ten-
             tativo dl smembrare l'lr;lll menendo su un governo fantoccio in Azerbajdzan;
             l'azione  per impedire la  sopraffazione della  Turchla,  tosto  tentata;  ìnftne  la
             prodama.zione della cosidetla "dottrina Truman" e  l'aiuto miliLare fornito dagli
             Stati  Uniti  alla  Grecia  mostravano chiaramente  che adesso  creare  nuove
             Polonie fuori dai confini di Yalta diveniva assai difficile (Zil.
                Ovviamente,  l'accettazione  e  la  messa  in  pratica  del  Piano  Marshall
             avrebbe implicato una stretta collaborazione rra oriente e occidente: e la poli-
             tica di Stalin  in quel momento era di  rottura. Così, i governanti cecoslovacchi
             che avevano in  un  primo tempo aderito alla  proposta del segretario di Stato
             americano. furono chiamati a  Mosca ad audiendwn verbum e costretti a ca.n-
             cellare in fretta e  furia  l'adesione czzl.
                ùnmediatameme,  i  capi del  Partito  comunista  italiano si  affrettarono  a
             pubblicare un editoriale sulla rassegna  "Rinascita", diretta da Palmlro Togliatù, In
             cui em detto che il Pi:lno Marshall erd contro "una politica dettata esclusivamen-
                                   2
             te dai nostri interessi nazionali" < ~l.  Né ci si limitava a ciò:  lUfta  una campagna




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