Page 98 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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Il PIANO  MARSiiAI.L  E Il SUO  l\II'Ano ITAUMO      87
        completamente quello verso le colonie che alla fine del decennio trenta COSti·
        tuiva il 25% del totale. Ul sconfina della Germania e  il progressivo distacco del
        paesi dell'Europa orientale avevano inciso sulla struttura degli sc-o~mbi e lmpo·
        verìto  grandemente  i flussi  in  uscita.  Inoltre l'espansione del  traffici  verso
        l'estero, almeno sino al 1946, era frenata dalla SCI !Sa autonomia del governo.
           Le condizioni di estrema difficolll\ dell'Italia anche dal punto di vista del rap-
        porti economici  internazionali,  furono descritte con d\larezza  da  Pasquale
        Saraceno in una relazione a un convegno tenurosl a Milano nel marzo del 1946 <8J.
           Le import;lzlonl per U 1947 si prevedeii'J fossero di 1.2 miliardi di dollari (del
        1945) dei quali 350 milioni di generi alimentari, 120 di carbone e  petrolio, 520 di
        mnterie pdme lndliSiri:ill, 60 di macchinari e  lO di proclott.i fannaceulid.
           Al loro finanziamento si sarebbe provveduto con  450 milioni di dollari di
        aiuti  UNRRA,  con  200  milioni  di valuta  accumulata  in  precedenza,  con  100
        milioni  dJ  dollari  di esportazioni di riserva  (fooe elevabili  n 175  milioni  ove
        l'andamento dei traffici con Svezia, Spagna, Pranda e  Belglo avesse corrisposto
        alle speranze che avevano accompagnato il rinnovo degll accordi commerdall).
        Ma restava un deficit di almeno 400 milioni che avrebbe potuto essere ridotto a
        ZOO,  se  sì  fosse  utilizZato  un  fondo speciale  costituito  per Il  rimborso delle
        spese per le  truppe di occupazione (50 milioni di  dollari) e  altri  175 milioni
        ricavablll dalle esportazioni fune in reglme di. compensazioni private <9>.
           Non esisteva possibilità alcUJl:l di ridurre le Importazioni perché si trattava
        di prodotti alimentari (350 milioni), di materie prime (520 milioni) e di coml>u-
        stibili (6o milioni).  Né era  pensablle di incrementare In  modo significativo le
        esportazioni.  l  prodoni  dell'agricolrura  vendibili  all'estero,  infatti,  In quanto
        destinati al  soddisfacimento di consumi di lusso, erano sottoposti a  foni restrl·
        zlonl da parte dei paesi ai quali erano potenzialmente Indirizzati, perché anche
        questi erano alle prese con consistenti deficit delle loro bUance dei pagamenti.
           Per quanto concerne i prodotti industriali, la dpologla, La  qual il<\  e i prez·
        zi  di  quelli italiani  non erano In  grado eli  acquisire quote slgnifkatlve  della
        domanda intem.llzionale c, inoltre, si trattava di beni dJ consumo finale e  non
        di beni strumentali.
           A condizionare le esportazioni contribuivano, Inoltre, la sopravvalutll7.ionc
        della  lira  (100 lire per dollaro contro un  cambio,  calcolato  sulla  parità  dei
        poteri d'acquisto,  di  250-300  lire)  e  i vincoli  posti dalla  normativa  esistcme
        che,  obbligando gli esportatori a  versare aii'Umcio  italiano dei cambi tulle  le
        divise acquisite vendendo all'estero, non Il stimolava ad esportare di phl.
           Un'analisi  approfondita delle  difficoltà  a  lrQvare  un equiUbrio soddi.sfa-
        ceme della  bilancia dei pagamenti nei  primi anni del dopoguerra fu fatta  da
        Va noni nel 1948 Cio>.
           Rispetto agli annl prebellici e. piO esattamente rtspeno al 1938. vi era stata
        una  fortissima  crescita delle  lmportnzioni di frumento (da 2,9 a  12  milioni di
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