Page 101 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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                Va  tuttavia  notato come  questa  distribuzione  tendesse a  mutare  nel
             tempo, almeno per l'Italia.  Infatti la  voce •macchinario e  anrezzarure di ogni
             tipo"  che  assorbì  il  14,5% del  totale,  fu  in crescita  vigorosa soprattutto nel
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             secondo  biennio  di funzionamento del programma < >.
                Il fano  non deve meravigliare perché, come aveva a suo tempo affennato
             William  Clayton,  l'intervento degli americani  a  sOStegno della  rinascita euro-
             pe-a  non poteva essere interpretato, e  non voleva essere, una gigantesca ope-
             razione di beneO.cenza  ma un modo attraverso il quale gli europei uovassero
             in sé stessi e  In forma collaborativa e  cooperativa, il modo di uscire dalla crisi
             e soprattutto di imboccare la via dello sviluppo economico e sociale <21).
                Per questo, i mezzi a disposìzlone dovevano  essere impiegati nel rafforza-
             mento  quantitativo e  qualitativo dell'apparato produttivo, come  prova  tlll
             l'altro il fauo  che  un autorevole collaboratore dell'amminisuaziooe Truman,
             George  Kennan, fu molto  impegnato  nella elaborazione di programmi dì invC<
             stimento  in impianti e  in strutture di servizi, proprio per garantire all'Europa di
             pt>.rvt>nire all'autosufflcìenza nel tempo di 4-5 anni C22>,
                Del resto le  procedure per la ripartizione delle risorse disponibili prevede-
             vano  una  sorta  di  valutazione dl merito  della  congruenza  dei  programmi  di
             impiego dei fondi ERP  rispetto all'obiettivo sopra delineato e  le discussioni in
             sede OECE servivano proprio a  questo. Perclò, se nella prima fase della reallz-
             J.azìone  del  plano fu  In  qualche misura  giustificata  e  accettata  la  richiesta di
             importare i benJ essenziali alla sussistenza, con il mìglioramento della situazio-
             ne e  c:on U superamenro  della fase piil critica, divenne sempre piil dlffid.le sot-
             trarsi all'impegno di destinare le risorse disponibili agli investimenti produttiVi.


                Se però ci si limitasse a  considerare la sola entità degli stanziamenti direai,
             l'impano dei fondi ERP sull'economia italiana risulterebbe abbastanza circosaino.
                Infatti, come ha dimOStrato  una elaborazione econometria  dei professori
             Eichengreen e  Uzan, non vi  sarebbero stati soStanilili apporti dei fondi ERP
             all'incremenro degli  investimenti,  né  al  miglioramento dei  comi  pubblici e
             nemmen9, alla qu.alif!C32lone  della  spesa  pubblia come  fattore  di sviluppo
             economico <23>.                                  •
                Ma cosi  non è, perché gli efTenJ  del Piano MarshaJI vanno valutati tenen-
             do conto di altre variabili che, in parte, si riferiscono ançora al me2zi materiali
             ma  per U resto sono  costituite da fattori  non materiali e  tuttavia essenziali ad
             ogni processo di sviluppo economico.
                Riguardo ai primi occorre richi:1mare, almeno telegraficamente, il •funzio-
             namento"  del  programma e  ricordare  come  l'assisten7.a  si concretizzasse in
             fomituré gmtuire "granrs• e  prestiti  "loons• di benl e  servizi necessari  per la
             ricostruzione.
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