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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               campagna con la ristretta visuale, comune a molti enti mobilitati della “nostra” guerra, aveva do-
               vuto e più dovette in seguito, volente o nolente, allargare il proprio orizzonte intorno al suo cen-
               tro d’attrazione, fino ad abbracciare non soltanto tutti i teatri d’operazioni, ma anche tutti i Paesi
               dove gli interessi dei belligeranti si urtassero».  E il cambiamento non si limitò all’estensione
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               geografica dei processi investigativi, ma coinvolse, tra l’altro, la modernizzazione dei mezzi
               informativi mediante l’applicazione e l’affinamento di strumenti non adeguatamente sviluppati
               prima dell’entrata in guerra.
               Di fatto, all’inizio del conflitto, gli organismi dedicati a tali attività e le loro relazioni costituivano
               l’esito di un processo iniziato ancor prima dell’Unità, nell’Esercito Sardo, e maturato negli ultimi
               anni del XIX secolo, quando al tradizionale “spionaggio” erano subentrate forme più moderne di
               Intelligence. Le complesse vicende che hanno determinato l’evoluzione del settore informativo
               meritano, a tutt’oggi, adeguati approfondimenti finalizzati soprattutto a chiarire i contributi all’at-
               tività di Intelligence svolta nell’ambito del Corpo di Stato Maggiore, non soltanto dall’Ufficio
               Informazioni, ma anche da altre strutture dedicate, in questo comparto, con funzioni di tutto rilievo
               fin’ora non ben evidenziate.
               All’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, nonostante l’Ufficio Informazioni esistesse
               da molti anni, permaneva ancora nel comparto informativo dell’Esercito la separazione delle
               mansioni tra organismi diversi, talvolta in competizione tra loro, ereditata dai decenni preceden-
               ti. Questa situazione venne superata gradualmente nel corso del conflitto, al costo di numerose e
               travagliate riorganizzazioni in itinere a cui non furono estranei misoneismi e personalismi, con
               conseguenti periodi di crisi e incertezze operative.
               La storia di questi tormentati accadimenti contribuisce a formare il quadro in cui si colloca
               l’inserimento nell’Esercito italiano di uno tra i principali nuovi “rami” dei servizi informativi,
               costituito dalle intercettazioni e interpretazioni delle telecomunicazioni nemiche che è il tema
               centrale di questo libro.

               Le nuove tecnoLogie
               L’impressionante sviluppo delle intercettazioni nella Grande Guerra fu conseguenza della dif-
               fusione delle telecomunicazioni, adottate in larga misura da tutte le forze armate in virtù degli
               incontestabili vantaggi conseguiti per esempio, al fine di esercitare il comando e controllo su
               eserciti sempre più numerosi dispiegati in vaste zone operative e di collegare unità navali in
               navigazione anche in Oceani molto distanti dalle proprie basi.
               Il crescente impiego delle comunicazioni militari, soprattutto telegrafiche via radio e telefoniche
               su filo,  stimolò tutti i Servizi d’Informazione a mettere in campo adeguate tecniche e organiz-
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               zazioni volte a carpire il maggior numero d’informazioni trasmesse dagli avversari sui propri
               mezzi di comunicazione, sfruttandone alcune intrinseche criticità e debolezze tra cui principal-
               mente la relativa facilità di intercettazione. Già le prime vicende belliche sviluppatesi nel 1914
               sui fronti orientale e occidentale e caratterizzate da rapidi spostamenti delle Armate combattenti,
               dimostrarono, in maniera spesso sorprendente, l’impatto sulle operazioni militari delle intercet-
               tazioni dei dispacci radio nemici e della loro decrittazione.
               L’applicazione vasta e sistematica e i perfezionamenti apportati a questo nuovo strumento in-
               formativo, durante la Grande Guerra, costituiscono una valida ragione per collocare in que-
               gli anni la nascita di un settore di Intelligence oggi comunemente noto come “Communication
               Intelligence” o COMINT, inteso principalmente come raccolta di informazioni mediante l’inter-

               4   Odoardo Marchetti, Il Servizio Informazioni dell’Esercito Italiano nella Grande Guerra, Tipografia Regionale, Roma,
               1937,  p.102.
                  La trasmissione della voce via radio, sebbene sperimentalmente realizzata ancor prima dell’inizio delle ostilità, ha tro-
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               vato larga applicazione solo verso la fine del conflitto, quando è stato possibile impiegare, nei radio trasmettitori, valvole
               termoioniche di prestazioni adeguate. Le comunicazioni telefoniche via filo impiegate anche in prima linea sono divenute
               facile obiettivo di ascolti nemici ben di più delle comunicazioni telegrafiche su filo usate prevalentemente nelle retrovie.


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