Page 176 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
di più crittogrammi, non solo derivanti da cifrario e chiave uguali, ma anche di lunghezza iden-
tica. Su tutti questi metodi si tornerà nel seguito, con ulteriori chiarimenti, man mano che se ne
presenterà l’occasione.
Naturalmente, il metodo più semplice ed efficace per forzare cifrari e soprattutto i codici, consi-
ste nel procurare testi chiari corrispondenti a quelli cifrati o addirittura l’intero libro contenente
il codice, catturandolo al nemico o usando le varie opportunità offerte dalla Human Intelligence.
Quando ciò non è possibile, per i codici occorre adottare metodi di forzatura molto diversi rispet-
to a quelli citati poc’anzi, tanto che tra gli analisti esistevano specializzazioni distinte rispetti-
vamente per i sistemi letterali e per i codici. Le difficoltà di soluzione crescono con l’aumentare
delle dimensioni dei repertori e soprattutto passando da sistemi ordinati a quelli disordinati,
ancor più se sopra cifrati.
Per il tipo ordinato è relativamente facile, una volta verificata la coincidenza tra un termine del
repertorio e un gruppo cifrante, scoprire la corrispondenza dei gruppi seguenti o precedenti con
altri termini, utilizzando un dizionario della lingua impiegata.
Esistono poi accorgimenti validi per tutti i codici. Ci si può avvalere di cifrature “parziali” - la cifra-
tura deve esser integrale e comprendere tutte le parole del telegramma inclusi l’indirizzo e la firma
– o delle inattenzioni dei cifristi, che aiutano del resto anche a risolvere i sistemi letterali. Capita
per esempio che in uno stesso crittogramma si trovi ripetuto più volte un gruppo di cifre per il quale
possono formularsi ipotesi di corrispondenza a parole di uso frequente o a lettere o sillabe comuni
nella lingua usata. In molti casi, l’impiego di frasi stereotipate di uso corrente, come “in risposta al
vostro dispaccio” oppure “ho l’onore di”, oppure la conoscenza approssimativa dell’argomento, o
della probabile struttura o addirittura del contenuto dei crittogrammi, forniscono appigli per inizia-
re la penetrazione del cifrario, individuando il significato di qualche gruppo cifrante che, inserito
anche negli altri crittogrammi nemici, aiuta a compiere ulteriori scoperte.
Un altro punto debole frequentemente sfruttato dagli analisti è la firma del mittente che spesso
si cifra lettera per lettera o sillaba per sillaba; se la stessa firma è contenuta in due crittogrammi
consecutivi trasmessi rispettivamente prima e dopo un cambio di cifrario, si fornisce il destro per
iniziare a penetrare il nuovo cifrario, se il precedente è conosciuto.
6.5 LA CRITTOLOGIA MILITARE
Le comunicazioni cifrate
La cifratura trova applicazione sia nelle comunicazioni telegrafiche via filo e via radio sia, con
forme più semplici, nella trasmissione di fonogrammi di natura riservata, inserendosi nella se-
quenza delle operazioni necessarie per effettuare una comunicazione che è lecito rappresentare
mediante uno schema unico, per semplicità unidirezionale, come quello di figura 6.15.
Il mezzo di trasmissione può essere di natura fisica (linea aerea o cavo) oppure radio, cambiando
ovviamente nei diversi casi la struttura del trasmettitore e del ricevitore.
L’operazione di cifratura e la corrispondente decifrazione dei dispacci hanno luogo presso la sor-
gente degli stessi - tipicamente l’ufficio cifra dei comandi emittenti - oppure negli organismi in-
caricati di trasmettere e ricevere i dispacci, cioè nelle stazioni telegrafiche, radiotelegrafiche o da
parte degli operatori telefonici. In particolare, le stazioni radio svolgono, durante il conflitto, la
funzione di cifrare e decifrare non soltanto le comunicazioni necessarie per il proprio servizio, ma
anche telegrammi inviati “in chiaro” dai comandi. Sono perciò dotate di cifrari denominati “Cifrari
di Servizio” che trovano largo impiego per ambedue gli scopi sopra accennati.
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38 Un grave errore crittografico compiuto non solo dall’Esercito italiano, con conseguenze per la sicurezza dei dispacci, è
la “cifratura parziale” adottata nei primi mesi del conflitto quando i comandi inviano alle stazioni radio i dispacci in chiaro,
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