Page 179 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO SESTO
vitare di concedere al nemico ogni genere di appiglio utile per la decrittazione. «Cifrare bene o
non cifrare affatto» è una massima del Colonnello francese Marcel Giviérge, uno dei protagoni-
sti della lotta crittologica al fronte occidentale, il quale aggiunge che se non si cifra si rischia di
rendere nota al nemico qualche informazione, ma se si cifra male, si offre il destro per penetrare
un cifrario quindi una serie molto più vasta di corrispondenza propria e dei propri compagni. 41
Una caratteristica peculiare della crittografia militare è quindi la necessità di istruire sui metodi
di crittografia diverse centinaia e talvolta migliaia di persone, come ufficiali addetti alla cifra e
telegrafisti, che non sono specialisti in crittologia e devono spesso applicare i cifrari in condi-
zioni ambientali tutt’altro che favorevoli. La mancanza di una formazione crittologica di base,
erogata sistematicamente a una vasta platea di operatori italiani, specie all’inizio della Grande
Guerra, divenne motivo non secondario di alcuni successi ottenuti dagli analisti austroungarici.
La costante accuratezza delle operazioni di cifratura e la necessità di provvedere al già citato
frequente cambiamento di chiavi e cifrari, anche prescindendo da sospetti di cattura, trovano la
loro giustificazione nella necessità di non sottovalutare mai le capacità del nemico.
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Tra l’altro, l’accumulo nelle mani degli analisti avversari di un notevole numero di crittogrammi
cifrati uniformemente (con lo stesso cifrario e la stessa chiave), facilita enormemente il processo
di soluzione, perché l’abbondanza di materiale crittografico omogeneo consente per esempio
di conferire maggiore affidabilità alle analisi statistiche e aumenta la probabilità di individuare
ripetizioni dei gruppi cifranti che può costituire, come accennato, l’inizio della penetrazione.
Si comprende intuitivamente come un dispaccio breve, protetto da un cifrario e da una chiave
usati raramente, presenti una sicurezza molto maggiore rispetto a un lungo telegramma o a più
telegrammi cifrati nello stesso modo. Questo concetto è stato teoricamente convalidato nel 1949
da Claude Shannon che ha individuato una “distanza minima”, cioè la lunghezza di un critto-
gramma o di un insieme di crittogrammi uniformemente cifrati al di sotto della quale sono am-
messe molteplici soluzioni, cioè in pratica il testo non può essere decrittato.
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Insomma, più intenso è il traffico generato, più breve deve essere il periodo di utilizzazione
dei cifrari e ancor più delle chiavi, al fine di non concedere al nemico una quantità di materiale
crittografico sufficiente per venirne a capo. Un altro metodo per conseguire lo stesso risultato
consiste nell’impiegare contemporaneamente molti cifrari in modo da ridurre, per ciascuno di
essi, il numero di crittogrammi intercettati e, contemporaneamente, di aumentare il lavoro degli
analisti avversari. alle prese con molti diversi sistemi cifranti.
Da considerazioni di questo tipo dipendono le strategie - profondamente divergenti - adottate
dagli opposti schieramenti al fronte italo austriaco nell’impiego delle radio comunicazioni e dei
sistemi cifranti, che saranno oggetto di ampia trattazione nel seguito di questo libro.
6.6 LA STEGANOGRAFIA: UNO STRUMENTO PER LE SPIE
steganografia tecnica
Una forma di protezione della segretezza delle comunicazioni, alternativa rispetto alla crittogra-
fia, è la “steganografia”, termine derivante dal greco con il significato di “scrittura nascosta”,
che comprende gli accorgimenti tendenti a occultare l’esistenza stessa del messaggio, mediante
metodi di carattere “tecnico” o “linguistico”. 44
41 M. Givierge, Questions de Chiffre, op. cit,, La frase attribuita a un alto personaggio francese non specificato è riportata
a conclusione dell’articolo.
42 Massima N°1 della crittografia (F.L. Bauer, Decrypted secrets, Methods and Maxims of Cryptology, Springer - Velag,
Berlin, 1997. p.205 – 207).
43 Claude Shannon, Communication Theory of Secrecy Systems, Bell System Technical Journal, 1949, Vol. 28(4), p.656 - 715.
44 Il termine è stato introdotto dall’Abate Tritemio (Johann von Heidenberg da Trittenheim) che l’ha adottato come titolo
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