Page 181 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO SESTO
comprese tra 0 e 9, ottenendo un numero di combinazioni molto maggiore rispetto all’esempio
precedente. Poiché i gruppi cifranti di numerosi cifrari segreti e commerciali in uso negli anni
dal 1914 al 1918, comprendevano cinque cifre, l’artificio di dissimulazione citato pocanzi per-
metteva con sole cinque parole del dispaccio, di trasmettere una parola o a un’intera frase segre-
ta, mediante l’ausilio di codici commerciali come il “Mengarini” o il “Minerva”. .
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Per rendere inefficace l’eventuale impiego dei linguaggi dissimulati, le censure cercavano, nei
telegrammi sospetti, di cambiare l’ordine delle parole o di modificarle mantenendo, per quanto
possibile, invariato il senso del messaggio.
Linguaggi convenzionaLi
I dispacci che utilizzano questi linguaggi nascondono informazioni d’indole militare, su movi-
menti di truppe di navi, ecc., sotto forma di testi riguardanti argomenti apparentemente innocui.
Come si vedrà dettagliatamente in seguito, durante la Grande Guerra, al fine di aumentare la
sicurezza delle comunicazioni telefoniche, tutti gli eserciti hanno sistematicamente utilizzato
cifrari convenzionali in cui le parole in chiaro adoperate più spesso nelle comunicazioni militari
sono sostituite con nomi di varia estrazione, per esempio storica, geografica o alimentare, ecc.
Linguaggi convenzionali più semplici, particolarmente adatti per concise comunicazioni telegra-
fiche, hanno trovato impiego anche in operazioni di Intelligence. Tullio Marchetti, Capo del Servizio
Informazioni della 1 Armata italiana, descrive nel suo libro , il metodo adottato per ricevere
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a
informazioni dai “fiduciari”, operanti oltre le linee del fronte, a mezzo di telegrammi redatti in
linguaggio convenzionale e inviati da questi agenti a indirizzi di riferimento in Svizzera. I cri-
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teri adottati sono predefiniti in modo molto semplice: ciascuna località corrisponde a un nome
di persona con la stessa iniziale (Val Sugana a Susanna, Trento a Teresa, ecc.), e l’intensità dei
transiti di truppe o di equipaggiamenti militari è identificato mediante tre livelli delle condizioni
di salute della persona: ammalata, aggravata e gravissima. Naturalmente, anche nell’impiego
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di questi sistemi occorre usare molta prudenza perché, per esempio, telegrammi che fanno rife-
rimento a scambi commerciali inesistenti possono essere “smascherati” in modo relativamente
facile, controllando l’effettiva corrispondenza tra ordinazioni e consegne della merce.
Gli ufficiali italiani prigionieri di guerra nell’Impero Austro Ungarico hanno svolto frequente-
mente un’inaspettata quanto rischiosa attività informativa a mezzo di telegrammi inviati alle
proprie famiglie e favorita probabilmente dalla consuetudine d’impiegare linguaggi convenzio-
nali nelle comunicazioni telefoniche al fronte. Talvolta queste informazioni si sono dimostrate
efficaci, nonostante le comprensibili difficoltà incontrate nel raccogliere notizie e nel telegrafarle
da un campo di prigionia. 54
50 . Altro codice commerciale molto usato internazionalmente era l’ABC. Durante la Grande Guerra alcune spie tedesche
hanno applicato quest’ultimo metodo ai dispacci telegrafici. Tra di esse si ricorda la celebre Maria de Victorica o Baronessa
Maria von Kretschamn, probabilmente figlia di un generale germanico, arrestata a New York nell’aprile 1918, morta due
anni dopo in carcere e divenuta celebre, dopo la guerra, quale protagonista di “spy stories” rappresentate anche in alcuni
film.( H.O. Yardley, op. cit.,183 -187).
51 Tullio Marchetti, Ventotto anni nel Servizio.. op. cit., p.153 -155.
52 Nella definizione di Tullio Marchetti, fiduciari erano di solito gli “irredenti” che fornivano informazioni per amor di
Patria, mentre erano denominati “confidenti” colore che lo facevano per denaro
53 Quando, dopo i primi mesi di guerra, gli Austriaci diventano più guardinghi e intensificano la censura telegrafica, le co-
municazioni furono fatte transitare attraverso la Svizzera con altri mezzi, per esempio mediante una strisciolina di carta na-
scosta alla base di una candela della lampada in dotazione a un ferroviere trentino di sentimenti italiani. Un altro fiduciario
residente in Svizzera raccoglieva le informazioni contenute nelle striscie di carta e le trasmetteva in Italia con telegrammi
in linguaggio convenzionale.
54 O. Marchetti, op.cit. pp. 160, 162, 246. Osvaldo Marchetti, ricorda alcuni casi di telegrammi di prigionieri italiani, come
quelli inviati nel gennaio del 1917 da un ufficiale medico detenuto a Mathausen sulla situazione nella zona di Gorizia e nel
marzo del 1917 dal Maggiore Felice Targon che avverte di movimenti di truppe germaniche verso i fronti italiano e russo.
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