Page 171 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO SESTO
sia la sorveglianza delle linee telegrafiche e telefoniche finalizzata a preservarne l’integrità fisica
e interdire inserimenti indesiderati, sia le disposizioni tendenti a scongiurare la cattura di appa-
rati, manuali d’istruzione, cifrari e altri documenti riservati attinenti alle telecomunicazioni. Tra
gli esempi di normativa emessa a tal fine dai comandi italiani si ricoda il divieto, soprattutto per
gli Ufficiali, di entrare in azione portando con se piccoli cifrari o altra documentazione riservata.
La “sicurezza delle trasmissioni” si consegue proteggendo i canali di trasmissione da intercetta-
zioni e interferenze.
In telefonia, a seguito dei primi ascolti di conversazioni telefoniche avversarie, risultò evidente
la possibilità che anche il nemico facesse altrettanto e quindi, presso tutti gli eserciti, si attuarono
modifiche dei collegamenti tendenti ad evitare le intercettazioni, con risultati non sempre risolu-
tivi, come si illustra dettagliatamente nei capitoli dedicati a questo tema.
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Per le trasmissioni radiotelegrafiche erano all’epoca note diverse metodologie illustrate qui di
seguito, finalizate a ottenere una maggiore sicurezza che si dimostrarono, alla prova dei fatti e
con le tecnologie allora disponibili, difficilmente attuabili o poco efficaci.
come tentare di sfuggire aLLe radio intercettazioni
A giudicare dagli episodi verificatisi all’inizio della guerra, non tutti i comandi degli eserciti
erano, all’inizio del conflitto, pienamente consapevoli della già evidenziata debolezza delle ra-
diocomunicazioni nei confronti dei tentativi di intercettazione nemici.
Tra i principali motivi di tale vulnerabilità si deve includere la difficoltà, nelle gamme di fre-
quenza utilizzate, di rendere sufficientemente “direttive” le antenne che quindi irradiavano non
soltanto nella direzione dei destinatari dei dispacci, ma “investivano” sistematicamente anche le
postazioni nemiche.
L’aumento della sicurezza delle comunicazioni mediante una maggiore direttività delle antenne
era comunque perseguito con i mezzi tecnici disponibili, senza naturalmente poter incrementare,
oltre certi limiti, le dimensioni delle antenne campali. Guglielmo Marconi, nei primi mesi del 1916,
mentre come tenente del Genio era al fronte alle prese con questo problema, concepì l’idea di ab-
bandonare le onde lunghe e medie (frequenze molto base) adoperate fino ad allora, per spostarsi
sulle onde metriche (VHF o Very High Frequencies), in modo da ottenere elevate direttività con an-
tenne di dimensioni contenute. Ammalatosi, effettuò le prime misure nel corridoio dell’albergo di
Genova ove provvisoriamente dimorava, ripetendole su più larga scala a Livorno e poi in Inghilterra,
ma la tecnologia radio non era ancora matura per consentire innovazioni radicali di questa portata
che saranno applicate sistematicamente solo anni dopo la fine del conflitto. 27
Se risultava difficile aumentare la direttività delle antenne, non era d’altra parte agevole ridurre
la potenza irradiata così che non soltanto le stazioni fisse destinate alle comunicazioni a media e
grande distanza, ma anche quelle campali che collegavano tra loro gli alti comandi degli Eserciti
dislocati spesso a distanze di centinaia di chilometri, raggiungevano agevolmente le retrovie
nemiche. L’impiego di stazioni con potenze adeguate alle diverse applicazioni si diffonderà
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gradualmente nel corso del conflitto, ma d’altra parte, la “sensibilità” dei ricevitori andrà con-
temporaneamente aumentando, grazie all’impiego delle valvole termoioniche che renderanno
possibile la costruzione di amplificatori capaci di rilevare segnali via via più deboli, permettono
così di superare i tentativi di eludere le intercettazioni avversarie.
Al fine di ridurre la possibilità di venir intercettati, si poteva tentare di modificare frequentemente la
26 Le modifiche sui collegamenti fisici, consistono nel sostituire i circuiti misti con circuiti metallici, nel ridurre le perdite
di isolamento dei conduttori, ecc.,
27 Cosmo Colavito, Guglielmo Marconi e l’Esercito Italiano, in “Marconi e la seconda rivoluzione delle TLC: vicende ed
effetti delle Grande Guerra”, Mise, Roma, 11 novembre 1917.
28 Le stazioni campali italiane erogavano potenze fino a 3 kW, quelle fisse fino a 15 kW.
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