Page 168 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
in posizioni opportune rispetto a quelle avversarie che permettevano di sfruttare l’effetto com-
binato della conducibilità del terreno e dell’induzione elettromagnetica. Il tentativo di utilizzare
per le comunicazioni, l’induzione tra conduttori metallici non era affatto nuovo perché alcuni
sperimentatori avevano dimostrato, sin dal XIX secolo, la possibilità di trasmettere segnali fino a
distanze di alcuni chilometri, mediante fili molto lunghi non connessi tra loro. Tuttavia, solo nel-
le trincee della Grande Guerra, gli eserciti in lotta si sono avvalsi del fenomeno in modo esteso e
sistematico, spesso senza rendersi conto delle cause all’origine delle abbondanti intercettazioni.
A causa del diffusissimo impiego dei telefoni campali, si è così creata per l’Intelligence una sor-
gente informativa quantitativamente molto più rilevante, ma di natura diversa rispetto a quella
derivante dalle intercettazioni radiotelegrafiche. Infatti, la “portata” degli impianti telefonici di
ascolto è limitata a pochissimi chilometri e quindi le conversazioni intercettate provengono pre-
valentemente da reparti di prima linea, con valenza operativa a breve termine. Ciò nonostante,
questo tipo d’intercettazione ha in molti casi fornito risultati di grande interesse anche strategico.
Lo stesso Ronge riconosce che «l’ascolto (delle conversazioni telefoniche) aveva valore, in ve-
rità, piuttosto per le notizie locali. Tuttavia forniva dati preziosi anche per le direttive superiori e
poteva essere utile anche per controllare le deposizioni dei disertori», riferendosi ai falsi diser-
tori inviati dagli Italiani che spesso riuscivano a tornare impunemente alle loro basi. 19
intercettazioni e anaLisi deL traffico radio
L’immaturità delle tecniche radio disponibili all’inizio della guerra provocava numerosi incon-
venienti tra cui va annoverata l’elevata sensibilità nei confronti sia dei disturbi di origine at-
mosferica, sia di interferenze provenienti da altre trasmissioni amiche e nemiche e soprattutto
l’esposizione alle intercettazioni.
Allo scopo di sfruttare quest’ultima “debolezza”, continui sforzi furono erogati dagli eserciti
contrapposti per migliorare l’organizzazione delle attività di radio ascolto, come la quantità e
qualità delle risorse impiegate, realizzando sistemi sempre più perfezionati idonei a intercettare
le stazioni radio nemiche, selezionarle e classificarle in base alla dislocazione geografica, alle
radio frequenze utilizzate, alla tecnica di trasmissione, ecc.
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Non vanno infatti sottovalutate le difficoltà insite nelle stesse operazioni d’intercettazione do-
vute sia alla presenza contemporanea di numerosi trasmettitori di varia origine (della propria
parte, nemici o neutrali) che utilizzano le stesse lunghezze d’onda, sia ai disturbi anche di origine
atmosferica che rendono difficili le ricezioni non solo delle stazioni a cui sono diretti i dispacci,
ma anche delle stazioni intercettatrici. Inoltre, per inserirsi efficacemente nei flussi di comuni-
cazione avversari, i sensori d’intercettazione devono occupare posizioni in prima linea, sebbene
meno avanzate rispetto ai posti d’ascolto telefonici, ma costretti anch’essi ad avanzare con il
ridursi delle potenze trasmesse.
Va garantita perciò la loro sicurezza fisica riducendo, nei limiti del possibile, la vulnerabilità dei
posti di intercettazione e dei loro collegamenti con i centri di prima elaborazione delle notizie,
normalmente realizzati con linee fisiche telefoniche o telegrafiche soggette a interruzioni per
effetto dei tiri d’artiglieria nemici, di avverse condizioni meteorologiche, ecc.
Anche il termine “analisi del traffico” è stato coniato molto tempo dopo la Grande Guerra, ma le
attività oggi comprese in quell’ambito hanno trovato larga applicazione già durante il conflitto.
L’esame del traffico radio generato dalle stazioni nemiche consiste nello studio dei segnali inter-
cettati per ottenere informazioni utili al fine di individuare le reti di radio comunicazione e la po-
sizione geografica delle stazioni avversarie. L’attività di cui trattasi non implica l’interpretazione
19 M. Ronge, Spionaggio, op. cit., p.228.
20 All’inizio di ogni dispaccio, la stazione trasmittente inserisce di solito il proprio nominativo e quello della stazione di
indirizzo, costituiti da un limitato numero di lettere o di cifre.
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