Page 207 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO SETTIMO




                  dell’Austria - Ungheria che, posta nel cuore dell’Europa, era praticamente un formicaio di spie». 62
                  Tuttavia, il Servizio Informazioni italiano non riuscì ad approfittare di alcuna occasione per im-
                  possessarsi di cifrari austriaci e, anche nel caso della scandalosa vicenda del Colonnello austria-
                  co Alfred Redl narrata nei precedenti capitoli, pare che i documenti ottenuti non comprendessero
                  alcun cifrario.
                  Invece l’Evidenzbureau si dimostrò particolarmente abile nel procurarsi, durante il periodo pre-
                  bellico, i codici diplomatici e militari degli altri principali Paesi europei tra cui quelli italiani.
                  Ronge infatti comprò nel 1912 il “Cifrario Militare Tascabile”, poi tradotto in tedesco e ristam-
                  pato per distribuirlo all’interno del’Evidenzbureau e subito dopo il “Cifrario Rosso”. Nel 1914,
                  l’Ufficiale austriaco compì un altro “colpo”, impossessandosi del “Cifrario Speciale per i Carabinieri”,
                  un repertorio regolare con gruppi cifranti formanti da tre cifre, comprendente quindi al massimo
                  mille vocaboli.
                  All’inizio della guerra tra i cifrari italiani nella disponibilità del servizio di decrittazione au-
                  stroungarico erano inclusi anche il “Vocabolario Telegrafico” o “VT” della Regia Marina e il
                  cifrario commerciale “Mengarini”, liberamente venduto nelle librerie e adattato all’impiego mi-
                  litare per l’Esercito italiano.
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                  Anche le comunicazioni del Ministero degli Affari Esteri italiano erano oggetto delle attenzioni
                  dell’Evidenzbureau che sin dal 1908, si impegnava a risolvere i cifrari della serie K usati dal
                  Ministero, grazie alla collaborazione con il dipartimento cifra del proprio Ministero degli Affari
                  Esteri e ad alcuni aiuti ottenuti con i metodi più vari di cui si dirà tra poco.
                  Il possesso di tutto questo materiale assicura agli Austriaci, all’inizio della guerra, un notevole
                  vantaggio crittologico i cui riflessi si sentiranno inevitabilmente anche negli anni successivi del
                  conflitto.

                  comint vs humint

                  Nelle memorie di Figl e in numerose delle pubblicazioni austriache menzionate nel primo ca-
                  pitolo, l’acquisto prebellico dei cifrari italiani è sottaciuto, al contrario di quanto puntualmente
                  riferito da Ronge, nel libro del 1930 come nelle memorie del 1943.  Invece Figl, per quel che
                  riguarda il Cifrario Rosso, sembra dare per scontata la conoscenza dell’edizione del 1898, senza
                  spiegarne la provenienza, ma tende a rimarcare le differenze di quest’ultima con quella adot-
                  tata nel 1915. Inoltre, egli ricorda nel suo libro e nelle Memorie, soltanto la cattura di diversi
                  esemplari del Cifrario Militare Tascabile durante l’offensiva austriaca nella primavera del 1916
                  (Strafexpedition), ma non fa menzione di quanto apertamente dichiarato da Ronge sull’acquisi-
                  zione di questo e di altri cifrari già in tempo di pace. 64
                  Sembra lecito allora porsi la domanda se Ronge abbia comunicato le acquisizioni ai propri colle-
                  ghi, oppure li abbia tenuti all’oscuro al fine per esempio di mettere alla prova le loro capacità o,
                  in termini sportivi, per tenerli allenati in previsioni di sfide più impegnative.
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                  62   D. Kahn, op. cit. p.263. Un intero libro di Ronge è dedicato alla descrizione di numerosi episodi di spionaggio attuati
                  a danno dell’Impero austro ungarico, nel periodo prebellico e durante il conflitto, da parte dell’Italia, della Russia, della
                  Serbia e della Romania (Max Ronge, Les maitres de l’Espionnage, Payot, Paris, 1935).
                  63   M. Ronge, Spionaggio, op. cit. p.177; M. Ronge, Die Radiohorch, op.cit. p.49. Non è chiaro quale delle diverse edizioni
                  del Mengarini, commerciale o militare, fosse stata acquistata dal Ronge.
                  64   ibidem,
                  65   Un comportamento siffatto da parte dei responsabili di alcuni Servizi di Intelligence nei confronti dei propri crittologhi
                  non è del tutto inusuale. Per esempio, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il capo del Biuro Szyfróf polacco, Gwido
                  Langer, pur conoscendo le chiavi giornaliere di “Enigma”, attraverso le informazioni della spia tedesca Hans-Thilo Schim-
                  dt, si guarda bene dal comunicarle a Marian Rejewsk, per stimolarlo nella ricerca che porterà alla realizzazione delle celebri
                  “bombe”. Sembra che qualcosa di analogo sia accaduto anche nell’ambito della celebre stanza 40 dell’Ammiragliato bri-
                  tannico, durante la Prima Guerra Mondiale, riguardo ai cifrari della Marina Tedesca ritrovati nell’Incrociatore Magdeburg.


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