Page 258 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
ungarica. Il secondo crittogramma decrittato con la stessa griglia risulta essere:
KRIEG MINISTERIUM IST ERSUCHT BEANTRAGTES GUTHABEN VON zW (il ministero della
guerra è pregato di fornire il bilancio richiesto da zw).
Difficile dire che cosa voglia dire zW; forse le iniziali del mittente?
iL cifrario dipLomatico austro-ungarico
In una pagina datata 20 ottobre 1916 Sacco fa alcune considerazioni sul cifrario diplomatico
austro-ungarico, avanzando due o tre ipotesi sul tipo di cifra usata e supponendo che i raggrup-
pamenti siano di due o tre numeri (fig.10). Come vedremo più avanti, una delle ipotesi andava
nella giusta direzione, anche se il codice risultò poi essere di gruppi di 4 cifre non 2 o 3, per un
totale di 20.000 termini ben più dei 200 ipotizzati.
Si tratta con ogni evidenza di considerazioni preliminari su un’impresa che Sacco stava inizian-
do o aveva iniziato da poco; la data è prossima a quella del trasferimento a Roma e verosimil-
mente egli aveva poco tempo per analizzare più a fondo il cifrario; ma su quale materiale si stava
basando?
Le ultime pagine del taccuino danno una prima risposta: elencano infatti la lista dei telegrammi
scambiati tra l’Ambasciatore austriaco a Roma Karl Macchio, e il Ministro degli Esteri austriaco
Stephan Burian con due numeri, la data e un breve riassunto del contenuto; si tratta degli ultimi
tentativi austriaci di evitare la guerra con l’Italia, che si concludono il 24 maggio con la dichia-
razione di guerra dell’Italia all’Impero austro-ungarico.
Sacco raccontò, molti anni dopo la guerra, di aver chiesto nel 1916 al Ministero degli Esteri italiano
se avesse intercettato e conservato i telegrammi scambiati tra Vienna e l’ambasciata a Roma, e
di aver saputo che molti telegrammi erano stati intercettati, ma poi, risultando indecifrabili,
ammucchiati in un deposito all’ufficio postale centrale di Roma in piazza San Silvestro.
Sacco aveva allora chiesto la requisizione di tutto il materiale; ma sarebbe stato impossibile
decrittare un dizionario con migliaia di voci, senza avere altre informazioni sul cifrario usato;
nel suo articolo, Alvarez ricorda che nell’estate del 1915 gli Austriaci avevano pubblicato il
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Rotbuch , libro rosso dei telegrammi scambiati tra Burian e Macchio; mossa che può apparire
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imprudente, ma che era motivata dal desiderio di mostrare che l’Austria aveva fatto tutto il
possibile per evitare la guerra.
La lista in fondo al taccuino è basata proprio sul Rotbuch e contiene nelle pagine a sinistra
congetture sulla corrispondenza tra la numerazione del Rotbuch e quella dei telegrammi cifrati
intercettati dal ministero degli esteri (fig. 11).
Dunque Sacco disponeva da una parte di molti telegrammi cifrati e dall’altra di molti telegrammi
in chiaro; ma non era facile mettere in relazione un dato cifrato con un dato telegramma, anche
perché come risultò poi, gli Austriaci non avevano pubblicato tutti i telegrammi tra Burian e
Macchio, selezionando ovviamente quelli che meglio servivano la loro tesi.
Come abbia fatto poi Sacco a decrittare questo codice, in effetti un dizionario sovra-cifrato, ce lo
rivela lui stesso nel Manuale, al par. 111 dove scrive:
Di un cifrario importante possedevansi molti crittogrammi e vari testi chiari che sapevansi
più o meno corrispondenti ai medesimi, senza che fosse stato possibile inquadrare alcun
crittogramma nel relativo testo chiaro. I crittogrammi contenevano gruppi di quattro cifre
e gruppi di cinque, tutti questi ultimi però comincianti per 1; il cifrario doveva perciò
contenere 20.000 gruppi.
63 David Alvarez, Italian Diplomatic Cryptanalysis in World War 1, Cryptologia, 20, n°1, 1966.
64 Oggi il testo completo del Rotbuch è reperibile sul web: https://archive.org/details/sterreichischu00aust.
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