Page 291 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO UNDICESIMO
A metà aprile toccherà al Capo del Servizio Radiotelegrafico inglese dell’isola di Malta il piacere
di rendere visita a Sacco nel suo ufficio di Via Nazionale.
Oltre a registrare questi incontri che dimostrano l’intensificarsi della collaborazione tra gli Alle-
ati per temi di indole tecnica nel settore crittografico, i diari della Sezione R forniscono concreta
testimonianza di una costante trasmissione dei dispacci decrittati da Sacco alle Missioni inglese
e francese a Roma o, in sostituzione di quest’ultima, alla Missione italiana a Parigi. Lo scambio
d’informazioni di questo tipo, così come della corrispondenza epistolare e telegrafica intercettata
dalle censure, è sistematicamente praticata dagli Alleati dell’Intesa durante tutto il conflitto.
scambi di cifrari tra aLLeati
Non si può escludere che le visite al Reparto crittografico del Colonnello Cartier e di altri
Ufficiali alleati esperti del settore fossero finalizzate anche a scambi di cifrari poiché si
registravano talvolta passaggi dei cifrari nemici catturati tra gli Alleati dell’Intesa, come
avvenuto nel caso del cifrario navale austriaco. 8
Ancora meno frequente era la condivisione delle metodologie di decrittazione che face-
vano parte dei segreti più gelosamente custoditi dai Servizi d’Informazione, anche perché
si tendeva a nascondere le proprie capacità che venivano esercitate talvolta nei confronti
delle stesse comunicazioni alleate, specie se diplomatiche.
Naturalmente, anche in questo settore giocavano un ruolo decisivo gli atteggiamenti dei
singoli. Alcuni funzionari del Deuxième Bureau francese avevano fama di essere addi-
rittura impermeabili. Il Colonnello Nicola Brancaccio, Capo del Centro d’Informazioni
costituito dall’Esercito italiano a Parigi, ricorda di essere stato costretto a infiltrare una
spia nell’ufficio del Colonnello Antoine Goubet, Capo del Deuxième Bureau, per prendere
visione di documenti interessanti l’Italia che il collega francese si ostinava a non comu-
nicargli. 9
Sembra invece che i Francesi siano stati, in questo comparto, particolarmente generosi
nei confronti degli Inglesi che non avrebbero, secondo David Kahn, sistematicamente ri-
cambiato l’atteggiamento dei loro alleati. Tuttavia, in alcuni casi, la collaborazione ingle-
se si è rivelata particolarmente utile per l’Intelligence francese, trasmettendo per esempio
i cifrari diplomatici tedesco e spagnolo che hanno permesso, tra l’altro, di decrittare la
corrispondenza tra l’Addetto navale tedesco a Madrid e Berlino e di raccogliere alcune
prove sulla colpevolezza della famosa spia Mata Hari.
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Nell’opposto schieramento, pare che lo scambio di cifrari nemici non venisse sistemati-
camente praticato. Ronge confessa per esempio che, nell’agosto del 1916, il Capo della
Telegrafia campale tedesca aveva richiesto all’Evidenzbureau la riproduzione fotografica
del Cifrario Rosso italiano, ottenendo solo una risposta epistolare in cui gli Austriaci si
dicevano spiacenti di non poter trasmettere alcuna documentazione perché non avevano
ancora piena conoscenza del cifrario. Sappiamo quanto ciò non fosse vero!
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Cartier dopo la sua morte, contengono molti errori e imprecisioni, come la visita a Udine nei giorni in cui questa era già
occupata dagli Austro - Tedeschi. Non si esclude che l’incontro con Sacco possa essere avvenuto a Roma dove il colonnello
francese si recò dopo la visita al fronte.
8 Un esempio di generosità in questo settore è rappresentato dalla consegna del cifrario SKM recuperato dai Russi sull’in-
crociatore Magdeburg, nell’agosto del 1914 all’Incrociatore britannico Theseus che lo consegna agli analisti della stanza
40 nell’ottobre dello stesso anno (A. Santoni, Il Primo Ultra Secret, op. cit., p. 58.)
9 Nicola Brancaccio, In Francia durante la Guerra, Mondadori, Milano, 1926, nota a p.161.
10 D. Kahn, op. cit., p. 277 - 278.
11 M. Ronge, Der Radiohorch, op cit., p.12, nota1.
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