Page 362 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
senza alcun manuale d’istruzione. Anche un altro esemplare caduto in mani austriache è com-
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pletamente in bianco, con i puntini accanto a ogni termine in chiaro a rappresentare le cifre da
estrarre a sorte.
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Come già illustrato per il “D”, anche quando il nemico riesce a impossessarsi di un esemplare
compilato, ciò non implica alcuna possibilità di decrittazione sistematica dei dispacci cifrati con
l’”R”. Infatti, ambedue i cifrari rispondono al già citato principio di Auguste Kerckhoffs secon-
do il quale un cifrario deve restare sicuro anche quando è noto al nemico, purché questi non ne
conosca la chiave costituita, in questi casi, dai gruppi cifranti estratti a sorte.
norme per L’uso e La compiLazione di nuovi cifrari
L’emissione dei cifrari “ D” e “R” persegue anche lo scopo di limitare alle sole comunicazioni
non riservate l’impiego dei numerosi cifrari che erano proliferati nell’ambito delle Armate e di
unità inferiori, usati spesso per impiego promiscuo cioè per telefonia, segnali ottici, TPS e tal-
volta anche per radiotelegrafia.
Ad alcuni di questi, caratterizzati da un basso livello di segretezza, si può ascrivere la respon-
sabilità di aver consentito il perdurare delle decrittazioni austriache anche negli ultimi mesi del
1918. Per esempio, la 3 Armata introduce all’inizio di aprile e modifica a settembre, un “Cifrario
a
per collegamenti a mezzo di radiotelegrafia, geofonia (TPS), eliografia e bandiere” compren-
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dente un elenco di frasi suddivise per settori come “attacco e difesa”, “artiglieria”, “perdite”,
“prigionieri”, ecc. a cui corrispondono gruppi cifranti di due lettere. A parte le valutazioni critto-
grafiche, un repertorio ordinato siffatto non risponde alle caratteristiche richieste per un impiego
in prima linea, anche perché deve essere completamente sostituito nel caso di cattura. Sorprende
che sia rimasto in funzione per circa cinque mesi senza alcuna modifica.
Si comprendono, perciò, i motivi per cui il Reparto crittografico è indotto a emanare le norme
a cui tutte le unità combattenti devono attenersi qualora desiderino avvalersi di cifrari “fatti in
casa”, consentiti dalle precedenti disposizioni. E’ richiesta, in ogni caso, l’approvazione preven-
tiva da parte del Servizio Informazioni cioè dal Reparto RT. 33
Escluso l’impiego di codici paginati dei quali è ben nota la debolezza crittografica e di altri tipi
di cifrari precedentemente diffusi nell’ambito delle Armate, si indica come modello da imitare il
cifrario D, soprattutto per il metodo di estrazione a sorte dei gruppi cifranti. A questo proposito le
istruzioni recitano: «E’ assolutamente necessario che la corrispondenza tra voce chiara e gruppo
cifrante sia completamente arbitraria: qualsiasi successione più o meno regolare toglierebbe la
segretezza al cifrario».
Un’altra forte analogia è costituita dal numero preciso di omofoni prescritti per le lettere e le
sillabe più ricorrenti nella lingua italiana, abbastanza vicino a quello adottato nel “divisionale”.
Infine, i vocaboli da inserire devono essere «scelti in base all’esame dei testi telegrafici effettiva-
mente trasmessi e che trattano di argomenti affini a quelli cui deve servire il cifrario». Tale sele-
zione persegue le finalità generali già evidenziate a proposito del “D”, riducendo all’essenziale
le dimensioni del cifrario.
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Il controllo centralizzato genera polemiche con alcuni Comandi d’Armata che rivendicano la
necessità di impiegare cifrari più semplici soprattutto per le comunicazioni telefoniche. Signi-
ficativo a questo proposito è il dibattito illustrato in uno dei successivi capitoli, tra il Servizio
30 M. Ronge, Der Radiohorch, op cit., Annesso 67.
31 J. Prikowitsch, op. cit., p.385 - 366.
32 AUSSME, fondo B4, busta 521.
33 Servizio Informazioni, Norme per l’uso e la compilazione di cifrari, Circolare, Prot. N°45 RT, 25 luglio 1818, AUSSME,
fondo F2, busta 45.
34 Si ricorda che tale selezione era stata operata per il “Divisionale” mediante un’’analisi statistica condotta fin dall’inizio
del 1917, esaminando un gran numero di dispacci intercorsi nell’ambito di alcune Divisioni.
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