Page 371 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO TREDICESIMO




                  crittogrammi si ripetono. Sovrapponendo i gruppi cifranti, in modo da far coincidere le ripeti-
                  zioni (073, 834 e 729) e ipotizzando che queste corrispondano rispettivamente a una “A”, a una
                  “I” e a una “O”, egli interpreta l’insieme dei 12 gruppi come corrispondente alle parole “Radio
                  Station”, nel modo seguente:




                                                 492   073  065   834   729
                                           589   255   073  255   834   729   264
                                                       A            I    O
                                                  r     a    d      i    o
                                            s     t     a     t     i    o     n


                  coerentemente con la denominazione di una stazione radio, apposta come parte conclusiva co-
                  mune ai due crittogrammi.
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                  L’individuazione del significato di otto gruppi cifranti permette di stabilire altre corrispondenze
                  tra gruppi e lettere e di «decrittare completamente un buon numero di crittogrammi», dopo soli
                  sei giorni dall’inizio dell’offensiva austriaca, quindi dal 21 di giugno in poi.
                  Durante la fase finale della battaglia del Piave, i dati ricavati dalle intercettazioni radio, con-
                  fermati dalle notizie ottenute mediante gli interrogatori di prigionieri e disertori, consentono di
                  capire che gli Austroungarici «avevano gettato l’ultima divisione nella fornace e non avevano
                  più riserve. Da quel momento la battaglia era vinta». 56
                  Sacco indica quanto avvenuto come esempio dei danni provocati da una codifica frettolosa e non
                  corretta. Sicuramente il repertorio austriaco comprendeva gruppi cifranti corrispondenti alle parole
                  “Radio”, “Station” e “Radiostation”, ma la fretta, dovuta forse all’infuriare della battaglia, aveva
                  indotto il telegrafista a cifrare più rapidamente e comodamente lettera per lettera, consultando solo
                  la prima pagina del cifrario, invece di ricercare i suddetti vocaboli nelle pagine seguenti. 57
                  Tuttavia, a parere di chi scrive, una colpa altrettanto grave è da attribuire ai Comandi del Servizio
                  Radiotelegrafico austroungarico che avevano permesso di non impiegare la sopracifratura, in-
                  dipendentemente dalla prevista “durata di vita” del cifrario. Lo stesso Sacco ammette che «i
                  repertori intervertiti, ma non sopra cifrati, comprendenti mille voci all’incirca e di larga diffu-
                  sione non possono resistere agli sforzi dei decrittatori se non per qualche giorno, o per qualche
                  settimana, secondo che il traffico è più o meno abbondante».
                                                                          58

                  Le radiocomunicazioni neLLa battagLia deL soLstizio
                  Anche le comunicazioni radio italiane, dopo un rigoroso silenzio osservato nei mesi precedenti, si
                  risvegliarono in occasione dell’attacco austriaco, essendo ormai divenute indispensabili durante
                  i combattimenti, come avevano compreso, sebbene in ritardo, anche i Comandi austroungarici.
                  L’Ispettore Capo del STM riconosce nella sua relazione che:


                        I collegamenti radiotelegrafici, costanti, diretti e indipendenti da ogni altro sistema di comu-
                        nicazione, fra tutti i Comandi e fra unità di prima linea hanno continuato a sussistere anche
                        sotto intensi bombardamenti. La radiotelegrafia assicurò inoltre costante legame tra la terra
                        e il cielo solcato dagli innumerevoli nostri ardimentosi velivoli che poterono comunicare

                  55   L. Sacco, op. cit,. p. 233.
                  56   O. Marchetti, op. cit., p. 234 - 235.
                  57   L. Sacco, op. cit., p. 234. Queste parole erano, in effetti, comunemente contenute nei cifrari austriaci.
                  58   ibidem.



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