Page 43 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO SECONDO
i “partiti in guerra”
Nel Regolamento del 1833 un intero capitolo era dedicato ai “partiti in guerra.” Nell’antica ter-
minologia militare la “partita” o il “partito” era un corpo di irregolari ovvero un corpo di truppa
regolare leggera, utilizzati per molestare il nemico nelle sue retrovie. Ai componenti dei partiti
era attribuito il nome di “partigiani”.
I partiti erano addetti a tendere insidie al nemico, ingannarlo, molestarlo sui fianchi, impedirne
le comunicazioni; intercettarne i corrieri ed i convogli; sabotarne i magazzini costringendolo a
distaccare molti uomini per proteggere le comunicazioni e le strutture logistiche; attuare azione
di propaganda tenendo viva, tra gli abitanti nel proprio territorio, la fiducia e la fede; intimorire
le popolazioni nel territorio nemico spargendo notizie finalizzate a creare timori e incertezze.
Queste operazioni rientravano in quelle denominate di “piccola guerra” per cui si richiedeva
segretezza, celerità ed energia. L’ufficiale “partigiano”, doveva, a norma del regolamento, sop-
perire alla mancanza di un reparto regolare con la furbizia, l’ingegno, l’ardimento e la prontezza
d’animo, ricorrendo spesso a stratagemmi. Si raccomandava al comandante dei partigiani di far
muovere gli uomini preferibilmente di notte, facendoli riposare di giorno in luoghi coperti o bo-
scosi; evitare, città e villaggi, e, se proprio necessario, entrarvi solo dopo averli prima ben esplo-
rati. Il regolamento istruiva anche sul modo di portare a compimento con successo gli agguati
che dovevano avvenire possibilmente in condizioni meteorologiche avverse, ossia con tempo
piovoso, nebbioso oppure con temperature elevate, meglio ancora di notte o all’alba.
Non mancava una parte dedicata alle guide e alle spie. Le guide dovevano essere scelte tra per-
sone intelligenti, fidate e pratiche dei luoghi, delle strade e dei sentieri: tipicamente boscaioli,
cacciatori, carbonai, pastori. La guida doveva essere mandata in avanscoperta con due uomini,
al fine di prevenire eventuali tradimenti.
Si consideravano potenziali spie, i contrabbandieri e i mercanti ambulanti. Le spie andavano
interrogate, possibilmente da una persona che parlasse la loro lingua, con molta accortezza per
non far trasparire i propri piani.
Nel caso si disponesse di più spie, si consigliava di interrogarle separatamente al fine di poterne
verificare l’attendibilità.
Il Regolamento del 1833 fu integrato dall’Istruzione sulle operazioni secondarie della guerra edita
nel 1855, che poneva l’accento sull’attività esplorativa e sull’acquisizione d’informazioni riguar-
danti il nemico e il terreno, ricordando come fossero «frequenti nella storia militare gli esempi in
cui fallaci informazioni produssero funeste conseguenze». Le indicazioni che se ne ricavano
sono alla guerra di una necessità continua, ed esercitano la massima influenza sulle ope-
razioni, le quali sono d’ordinario combinate dietro i dati che le ricognizioni somministrano.
[…] Le ricognizioni topografico militari generali, le scorrerie d’informazione e le scorrerie di
partito o partisans da affidare alla cavalleria leggera per perlustrazioni a grandi distanze o per
molestare senza posa le occupazioni, i distaccamenti, i convogli del nemico per mezzo di arditi
colpi di mano e sorprese sono le principali modalità di azione dell’esplorazione, la quale tende
ad assumere informazioni, osservare il nemico, molestare con continue incursioni intraprese di
notte e di giorno, sui fianchi e alle spalle delle sue posizioni ed alloggiamenti. 9
La nascita deLL’ufficio informazioni neL corpo reaLe di stato maggiore
Il generale Enrico Morozzo della Rocca, comandante del Corpo Reale di Stato Maggiore dispose,
nel luglio 1853, che l’Ufficio Centrale del Regio Corpo di Stato Maggiore fosse costituito da un
Filippo Stefani, La storia della dottrina e degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, volume I Dall’Esercito Piemontese
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all’Esercito di Vittorio Veneto, SME - Ufficio Storico, Roma, 1984, pp. 99-100.
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