Page 65 - La Regia Marina nell Isole Ionie aprile 1941 - settembre 1944
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riuscì a portarsi sotto la protezione della batteria di Kamelia. L’incendio
distrusse la coperta, le sovrastrutture e quasi tutto il carico del Lido. Perirono
un ufficiale e quattro uomini dell’equipaggio.
L’episodio più importante di questo periodo è quello che riguarda il
convoglio che alle 13 del 28 marzo partiva da Patrasso, diretto a Bari via
Brindisi. Esso era costituito dai piroscafi Piemonte, Crispi, Galilea, Viminale, Italia,
Aventino. Sui primi quattro erano imbarcati elementi della divisione Julia, sugli
altri due viaggiavano militari appartenenti ai Corpi dislocati nelle Isole Italiane
dell’Egeo e che si recavano in licenza. In totale 8300 uomini. Scortavano il
convoglio la motonave Città di Napoli, D 1, capo scorta e capo convoglio
(capitano di fregata Ciani), il cacciatorpediniere Sebenico, le torpediniere San
Martino, Castelfidardo, Mosto e Bassini. Le unità di scorta zigzagavano.
Alle 2245 circa, 9 miglia a sud-ovest di Antipaxo, il Galilea fu colpito da
un siluro a prora a sinistra e continuò ad avanzare sbandando a sinistra per
circa dieci minuti. Il sommergibile era il britannico Proteus, che aveva lanciato
da grande distanza un fascio di siluri, uno dei quali aveva colpito la nave,
nonostante questa si trovasse, come capofila della colonna esterna rispetto al
sommergibile, nelle condizioni di migliore difesa dalla scorta. Dopo il
siluramento, tutte le unità accostarono dal lato esterno della formazione,
mentre la torpediniera Mosto, secondo le istruzioni date dal comando del Città
di Napoli, rimase a dare assistenza al Galilea. Marimorea ricevette solo alle 0212
notizia che il Galilea era stato silurato e che necessitava di soccorso, e ordinò a
Marina Prevesa di inviare sul posto alcuni dragamine e l’unico MAS che si
trovava lì. Contemporaneamente ordinava a Marina Argostoli di inviare i
dragamine e i mezzi antisommergibili di Fiscardo (Cefalonia). Marimorea, nella
speranza che il Galilea non affondasse, aveva dato ordine ai rimorchiatori Teseo
e Tenax di approntarsi. Ma alle 0350 il Galilea affondava, e Marimorea inviò in
loro vece la nave Zara, destinata a scortare un altro convoglio che stava per
partire. La torpediniera Mosto, tenendosi nei pressi del Galilea, fece il possibile
per ricuperare nella notte i naufraghi. Quelli che erano stati colti dal panico
subito dopo il siluramento si erano buttati in mare, poi vi erano quelli che
giungevano nelle lance del piroscafo, tutte danneggiate e quasi tutte senza remi.
Alle 0650 il Mosto segnalò che aveva recuperato gli ultimi naufraghi. I mezzi
inviati da Fiscardo non poterono giungere sul luogo per le condizioni avverse
del mare, mentre il MAS e i dragamine giunti da Prevesa ricuperarono,
rispettivamente, 44 e 33 naufraghi.
Il mattino del 29 marzo gli aerei di Prevesa si recarono nella zona,
appena il tempo lo permise. Lo Zara continuò la ricerca dei naufraghi anche il
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