Page 79 - La Regia Marina nell Isole Ionie aprile 1941 - settembre 1944
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Durante la giornata del 9 le navi partirono per l’Italia, via Saseno (dove vi
era un Distaccamento Marina comandato dal capitano di corvetta Domenico
Vigliotta), con a bordo il Comando gruppo.
Alle quattro del 10, presso Linguetta, si unì al convoglio il rimorchiatore
Porto Fossone, partito da Santa Maura. Giunte a Saseno, le unità vi vennero
trattenute.
Verso le otto, il colonnello Barge comunicò al generale Gandin che le
armi dovevano essere consegnate entro le dieci del giorno 11. Questi gli rispose
di non avere ancora ricevuto istruzioni. Successivamente il generale convocò il
suo stato maggiore per sentire quali erano i pareri; il comandante Mastrangelo
si dichiarò contrario a qualsiasi cessione di armi.
Alle 101700 giunsero due motosiluranti tedesche che avevano lasciato
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Taranto, e che non vennero autorizzate a entrare in rada. Alle 101800 il
Comando Marina di Valona (capitano di vascello Vincenzo Novari) ordinò al
presidio di Saseno di distruggere gli impianti e di cercare di rientrare in Italia. Il
presidio imbarcò su 19 piccole unità, scortate dalle tre unità del comandante
Delfino. Il gruppo giunse poi a Brindisi alle nove dell’11. Nello stesso giorno
partì da Cefalonia per l’Italia il motopeschereccio Intrepido, seguito, poco dopo,
dal motoveliero Trionfo, in convoglio con il rimorchiatore R24 e con il
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motopeschereccio Michelangelo, via Corfù, dove furono imbarcati circa 500
uomini, giungendo in Italia il 13. Il motopeschereccio aveva a bordo i
ricoverati in infermeria e personale clandestino imbarcato ad Argostoli, fra cui
il marinaio motorista navale Francesco Parenti; l’unità fu attaccata da 5
idrovolanti e fu affondata; i naufraghi, di cui alcuni erano rimasti feriti
nell’attacco, furono raccolti dallo R24, che giunse a San Foca (Brindisi) il 12
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settembre.
La mattina dell’11 il colonnello Barge tornò alla carica, invitando Gandin
a dichiarare le sue intenzioni. Questi convocò di nuovo gli ufficiali dipendenti
(20) Si trattava delle motosiluranti S54 ed S61, che partirono da Taranto il
mattino del 9 e, risalendo l’Adriatico, raggiunsero Venezia (per un racconto dettagliato
cfr. Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, marzo 2015).
(21) A bordo vi era il 2° capo furiere, contabile agli assegni, Torquato Secci, che
era ricoverato in infermeria per un’operazione, e una quarantina di clandestini. In un
attacco aereo si ebbero un ferito grave e due più leggeri.
(22) Nella sua relazione, il radiotelegrafista Alfredo Zampieri scrive, riferendosi
al porto di Argostoli: “Durante la giornata alcune imbarcazioni presero il largo per proprio conto
ed alcuni militari riuscirono ad imbarcarsi per tornare in patria”. È probabile, quindi, che
alcuni dei militari mancanti siano rientrati in Italia con tali mezzi.
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