Page 105 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità


             vittime e in generale di chi tali persecuzioni disapprovava. 4
                Ufficiali e soldati italiani racconteranno in seguito nelle loro memorie le vicende
             di quegli anni. In alcuni casi contravverranno agli ordini superiori e interverranno
             in difesa di serbi ed ebrei, creandosi tra gli ustaša la fama di “protettori degli ele-
             menti più avversi a Zagabria”. Le autorità croate inoltreranno proteste ufficiali alla
             Legazione italiana, lamentando l’atteggiamento della 2ª Armata e i suoi appelli
             affinché gli abitanti della Bosnia-Erzegovina si ponessero sotto la protezione delle
             autorità militari italiane. Si tratterà fondamentalmente di episodi isolati e iniziative
             spontanee da parte di singoli o di interi reparti che in alcuni casi si esporranno an-
             che a gravi rischi, sebbene molto più semplicemente le truppe italiane salveranno
             serbi ed ebrei accogliendoli nei territori dalmati annessi. Le reazioni italiane sono
             ovviamente dettate anche da questioni di ordine pubblico e di controllo del territo-
             rio che l’esodo in massa di migliaia di profughi in fuga dalle persecuzioni andava
             provocando.
                Anche in Lika la presenza italiana costituisce un discreto deterrente contro le
             violenze ustaša, ma l’apparente tranquillità entra in crisi in seguito all’ordine di tra-
             sferire i poteri civili alle autorità croate. La decisione suscita una diffusa agitazione
             tra i serbi della zona, in particolare a Gračac e Knin.  Prima del passaggio di conse-
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             gne alle autorità croate i militari italiani favoriranno il rifugio di alcune centinaia di
             serbi verso i territori annessi, ponendo a disposizione, in alcuni casi, i propri mezzi
             di trasporto. Ciò porterà gli ustaša ad assumere nei confronti dei soldati italiani
             atteggiamenti sempre più provocatori e ostili: le autorità militari italiane – l’accusa
             più frequente – s’intromettono impedendo il regolare svolgimento delle funzioni
             delle autorità croate, ledendone la sovranità. Negli ultimi giorni di luglio le azioni
             degli ustaša provocheranno la violenta reazione dei serbi, sollevazione sostanzial-
             mente spontanea che sfocerà in aperta ribellione e nella riconsegna del territorio
             alle truppe italiane. Guidata da ex ufficiali dell’esercito jugoslavo e da pope orto-
             dossi, la popolazione serba fuggita in montagna attaccherà ovunque, imponendosi
             a Drvar, Kulen Vakuf, Bosanski Petrovac, Bosansko Grahovo, Srb. L’insurrezione
             divamperà con l’intervento delle prime formazioni partigiane e nei piccoli centri
             alcuni reparti ustaša e domobranci saranno sopraffatti. Le bande armate puntano
             poi su Gračac e Knin, con le truppe regolari e le milizie croate che in alcuni casi




             4  Ibidem, Comando Divisione Sassari, Ufficio Informazioni, prot. n. 478/I, Riservata persona-
                le, a Comandante del VI Corpo d’Armata, oggetto: Situazione politica in Tenìn, f.to generale
                F. Monticelli, P.M.86, 16 giugno 1941-XIX; id., Governatorato della Dalmazia, prot. n. 454,
                Riservato, a Ministero degli Affari Esteri, oggetto: Situazione nel territorio dalmato-croato:
                attività degli ustascia, f.to Bastianini, Zara, 24 giugno 1941-XIX.
             5  AUSSME, N. 1-11, b. 523, Comando Divisione Sassari, Diario storico, P.M.86, 15 e 18 lu-
                glio 1941-XIX.

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