Page 110 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            continuo loro controllo da parte dei militari italiani, dal sostanziale loro utilizzo nei
            territori annessi e dalla presenza dei familiari al seguito dei volontari; la diffidenza,
            tuttavia, seppur dissimulata, continuava a permanere. Nel luglio del 1942 un rap-
            porto della gendarmeria croata affermava che il vero intento di Mihailović fosse
            quello di servirsi degli italiani fino a quando non fosse arrivato il momento della
            resa dei conti con cattolici e musulmani. L’obiettivo finale era la costituzione della
            “Grande Serbia” servendosi dell’armamento ottenuto dalle milizie volontarie che
            avevano fornito già buona prova nella lotta antipartigiana. Pur non sottovalutando
            il problema della fedeltà delle bande anticomuniste, il comando della 2ª Armata
            riteneva tuttavia che le notizie fornite dalla polizia croata fossero artificiosamente
            esagerate. 16
               Anche nell’Erzegovina le MVAC che affiancano le truppe italiane contribui-
            scono alla repressione antipartigiana. Viene quindi proposto il loro ulteriore incre-
            mento impiantando un sistema amministrativo delle bande stesse, non essendo più
            sufficienti la forma di premi e sussidi loro forniti come compenso. Le formazioni
            volontarie si distinguevano in “unità locali” per la difesa diretta dei centri abitati e
            “unità d’impiego” per azioni dirette e di concorso con le truppe operanti. Le singole
            formazioni erano comandate da capi locali e da ex ufficiali jugoslavi spesso inter-
            nati in precedenza in campi di prigionia e dimessi su richiesta del comando italiano.
            I compensi elargiti inizialmente variavano da somme in denaro a somministrazione
            di viveri e vestiario: sarebbe quindi stato avviato un sistema amministrativo unifor-
            me che avrebbe dovuto garantire pari trattamento nei pagamenti e nella consegna
            dei viveri alle diverse formazioni presenti nei territori occupati ed eliminare ragioni
            d’attrito. Le formazioni operavano agli ordini diretti dei comandi di divisione. Nel
            luglio del 1942 la forza delle formazioni volontarie si aggirava sui novemila uomini
            ma l’intenzione era quella di incrementarla ulteriormente portandola a circa quin-
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            dicimila.  Per le MVAC saranno prese in considerazione anche una serie di con-
            cessioni particolari, come ad esempio trattamenti di quiescenza privilegiati in caso

               muniste della Dalmazia, Roma 21 giugno 1942-XX.
            16  Ibidem, b. 69, Nazionalizzazione dei beni degli ebrei, Comando Superiore FF.AA. Slovenia-
               Dalmazia (2ª Armata), Ufficio Affari Civili, Stralcio dei notiziari del VI Corpo d’Armata, nn.
               454-455 rispettivamente in data 3 e 4 corrente, Trebinje, P.M.10, 9 agosto 1942-XX.
            17  Ibidem, H-1, b. 39, fasc. 15, Comando Superiore FF.AA. Slovenia-Dalmazia, Ufficio Infor-
               mazioni, a Ministero della Guerra-Gabinetto, prot. n. I/11814, oggetto: Formazioni antico-
               muniste nei territori della Croazia occupata, f.to il Generale Comandante designato d’Ar-
               mata M. Roatta, P.M.10, 22 luglio 1942-XX; id., Ministero della Guerra-Gabinetto, Forma-
               zioni anticomuniste nei territori della Croazia occupata, f.to il Sottosegretario di Stato A.
               Scuero, Roma 30 luglio 1942-XX; id., Ministero delle Finanze, Ragioneria gener. dello Stato
               – Ispett. gen. per gli ord. del pers., a Ministero della Guerra-Gabinetto, prot. n. 256761, og-
               getto: Formazioni anticomuniste nel territorio della Croazia, f.to il Ministro Revel, Roma 11
               agosto 1942-XX.

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