Page 112 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            cato a Prozor, dove  tra il 9 e il 15 ottobre 1942 avevano ucciso più di cinquecento
            persone, o nei distretti di Knin, Gračac, Derniš e ancora a Foča, dove nell’agosto
            precedente avevano massacrato circa tremila musulmani. 22
               Il comando della 2ª Armata nell’ottobre del 1942 riconoscerà la necessità di di-
            sarmare gradualmente i četnici e di allontanare i loro capi provenienti dal territorio
            non croato: secondo l’accordo con Zagabria i reparti dell’esercito croato avrebbero
            sostituito i četnici nei territori da essi controllati. Ciò non impediva tuttavia ai mili-
            tari italiani di continuare ad avvalersi delle bande serbe per alcuni compiti specifici
            e in seguito alla decisione di ritirare alcuni reparti dalla “seconda zona” veniva pro-
            posto al governo croato di affidare ai četnici provenienti dall’Erzegovina meridio-
            nale (circa duemila) il controllo dell’importante linea ferroviaria Ogulin-Gračac.
            Il governo croato si opporrà, essendo al più disposto ad acconsentire che alcuni
            reparti di četnici fossero organizzati e collocati a sud della Lika per formare presidi
            militari sotto il comando degli ufficiali italiani, fino a quando Zagabria non fosse
            stata in grado di sostituire i gruppi serbi con il proprio esercito. Ciò nonostante, an-
            che quando il governo croato come da accordi invierà nell’Erzegovina meridionale
            una brigata di domobranci pronta a prendere il posto dei četnici, il comando della
            Divisione Murge di stanza a Mostar, impedirà ai croati l’accesso alle guarnigioni,
            con il pretesto di non aver ricevuto ordini in tal senso. 23
               L’intransigenza dimostrata dagli ambienti croati nei confronti della collabora-
            zione italo-četnica, in realtà, non corrispondeva in pieno alla politica adottata dalle
            autorità croate nei confronti delle bande serbe, dal momento che non sarebbero
            mancati neppure contatti e improbabili collaborazioni delle prime con i secondi.
            Ciò avrebbe fatto seriamente sospettare alle autorità militari italiane che a Zagabria
            la preoccupazione principale non fosse tanto l’effettiva minaccia rappresentata dai
            četnici, quanto piuttosto il consolidamento dell’alleanza strategica italo-serba. Nel
            gennaio del 1943 il prefetto e il comandante della divisione croata di Mostar – su
            ordini presumibilmente pervenuti dal governo centrale – convocavano Jevđević
            per discutere l’eventualità di un accordo con le autorità croate: condizione base era


            22  Ibidem, Il Ministro di Croazia, all’Eccellenza Conte Ugo Cavallero Maresciallo d’Italia,
               Capo di Stato Maggiore Generale, f.to Dott. Stjepo Peric, Roma 29 dicembre 1942; id., Le-
               gazione di Croazia, a R. Ministero Affari Esteri Roma, Promemoria, Roma 2 gennaio 1943;
               id., Ministero degli Affari Esteri, Gabinetto, Appunto, Roma 3 gennaio 1943-XXI. In merito
               agli eventi di Foča si veda anche S. Fabei, I cetnici nella Seconda guerra mondiale. Dalla
               Resistenza alla collaborazione con l’Esercito italiano, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana,
               2006, pp. 119-121.
            23  AUSSME, M-3, b. 20, fasc. 11, Il Ministro di Croazia, all’Eccellenza Conte Ugo Cavalle-
               ro Maresciallo d’Italia, Capo di Stato Maggiore Generale, f.to Dott. Stjepo Peric, Roma 29
               dicembre 1942; id., Legazione di Croazia, a R. Ministero Affari Esteri Roma, Promemoria,
               Roma 2 gennaio 1943; id., Ministero degli Affari Esteri, Gabinetto, Appunto, Roma 3 genna-
               io 1943-XXI.

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