Page 117 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità
stato ricoperto anche da Vjekoslav Vrančić (marzo-agosto 1942), Nikola Rušinović
(fino al gennaio del 1943) e David Sinčić (febbraio-settembre 1943), quest’ultimo
già prefetto di Knin. Il proclama di Ambrosio tende al rapido ripristino dell’ordine e
della sicurezza del territorio, mediante il disarmo della popolazione e la repressione
dei disordini e dei tentativi di attentare alla sicurezza delle truppe italiane. Nell’am-
bito della giustizia si conserva il più possibile – almeno formalmente – l’autorità
della magistratura croata, riservando al tribunale di guerra della 2ª Armata la com-
petenza nei reati commessi da croati con attinenza agli interessi militari e di ordine
pubblico. I militari italiani e croati in servizio di vigilanza sono autorizzati a far
uso delle armi contro chiunque sia sorpreso nell’atto di commettere attentati alla
sicurezza delle forze armate e degli impianti industriali e ferroviari, o dei pubblici
servizi, nonché contro chiunque sia trovato di notte, senza giustificato motivo, lun-
go le linee ferroviarie o in immediata vicinanza di apprestamenti militari o di opere
di pubblico interesse. Feste a carattere popolare, fiere, mercati e riunioni vengono
sottoposte a preventiva autorizzazione dei comandi militari; viene inoltre istituito
il coprifuoco e dichiarato obbligatorio il salvacondotto per le persone che si recano
fuori dai comuni di residenza; necessaria un’autorizzazione anche per la circolazio-
ne di motociclisti e autoveicoli. Le infrazioni avrebbero comportato arresto imme-
diato, pene detentive, condanna a morte mediante fucilazione. 38
I funzionari e gli impiegati croati sono invitati a collaborare con le autorità mi-
litari italiane, mentre gli autori di delitti contro i serbi e di atti ostili verso gli ita-
liani vengono allontanati; profughi e ribelli di ogni fazione sono invitati a tornare a
casa e a consegnare le armi per non incorrere nelle condanne dei tribunali militari
della 2ª Armata. Ogni paese avrebbe avuto un suo capo-villa responsabile della
comunità, ortodosso nel caso la maggioranza della popolazione fosse stata di tale
confessione. I serbi avrebbero ottenuto la restituzione dei beni confiscati e le chiese
ortodosse sarebbero state aperte nuovamente al culto, con i militari italiani a presi-
diare le funzioni religiose. Attraverso la separazione e l’autonomia delle comunità
serbe dalle croate, Ambrosio sperava sostanzialmente di creare “un clima di corale
collaborazione” che, superando i contrasti tra nazionalità, permettesse l’utilizzo
delle forze in campo esclusivamente contro il comune nemico rappresentato dai
partigiani. 39
38 AUSSME, N. 1-11, b. 583, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, Istruzioni riservate
per l’applicazione del bando in data 7 settembre 1941, P.M.10, 20 settembre 1941-XIX.
39 HDA, 491, OUP, kut. 2, Promemoria giornaliero, Sušak 20 settembre 1941; id., Comando
della 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, al Signor Dott. A. Karčić, Commissario Generale Am-
ministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando della 2ª Armata, prot. n.
1827/AC, segreto, oggetto: Questioni varie, il Generale Comandante designato V. Ambro-
sio, P.M.10, 21 settembre 1941-XIX; id., Promemoria giornaliero n. 16 del 4-10-1941, f.to
il Commissario Generale Amministrativo, Sušak 4 ottobre 1941; AUSSME, N. 1-11, b. 583,
Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Stato Maggiore R. Esercito-Ufficio Operazioni,
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