Page 122 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            cui si svolgono gli eventi riportati e come non sempre sia possibile un’interpreta-
            zione inequivocabile degli avvenimenti in questione. Ante Mihović, sottoprefetto
            di Stolac, secondo Karčić viene infatti arrestato e consegnato al tribunale speciale
            di Mostar il 23 settembre con l’imputazione di aver esteso un rapporto che accusa
            alcuni militari italiani di aver aperto case serbe usando violenza ed esportando al-
            cuni oggetti; il fatto risulterebbe quindi del tutto in controtendenza rispetto all’at-
            teggiamento – fin qui affermato – sostanzialmente protettivo adottato dai militari
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            italiani nei confronti della popolazione ortodossa.  Non mancheranno, anche in
            seguito, casi simili in cui i soldati italiani sono accusati dalle autorità croate di furto
            ai danni della popolazione civile: secondo i comandi italiani si tratta tuttavia di
            “fatti oltraggiosi, travisati dalle locali autorità croate”, che invece di rendersi organi
            di collaborazione e cooperazione con l’esercito italiano, ne avversano e ostacolano
            in qualsiasi modo l’opera, al fine di proiettare ingiustamente una cattiva luce sul
            contegno dei militari italiani nei confronti della popolazione civile, “al contrario
            sempre improntato alla massima correttezza”. 55
               Anche il segretario di Stato del Ministero degli Esteri croato Vjekoslav Vrančić
            – dal marzo del 1942 successore di Karčić alla guida del commissariato – comunica
            al comando della 2ª Armata che a Josipdol, Plaški, Otočac e altre località, molti cro-
            ati sono stati arrestati dalle autorità militari italiane, in alcuni casi su denuncia dei
            serbi, che vanno vantandosi del sostegno ricevuto dagli ufficiali italiani. Vrančić è
            sostenuto dal commissario Karčić, che contemporaneamente invia un comunicato
            simile: arresti e fucilazioni hanno infatti prodotto a Zagabria e altrove un certo
            allarmismo e la diffusione di notizie preoccupanti, dal momento che gran parte dei
            fermi sono avvenuti per il possesso di armi, non consegnate alle autorità italiane
            dalla popolazione croata per timore di incorrere nelle aggressioni dei četnici. So-
            prattutto suscita scalpore il caso della condanna a morte di due ustaša di S. Pietro
            di Brazza (Supetar), Božo Jelenčić e Ivo Juretić, e di un barbiere di Plaški, Stjepan
            Strenj, tutti trovati in possesso di armi, avvenimento che contribuisce – secondo il
            commissario – ad allarmare sensibilmente la popolazione locale e gli ambienti di



            54  Ibidem, kut. 2, 669, 1, n. 6, Promemoria speciale urgente del 25/9/41, Il Commissario Gene-
               rale Amministrativo.
            55  Ibidem,  Nezavisna  Država  Hrvatska,  Velika  Župa  Dubrava,  Dubrovnik,  Br.  Pr.  V.Ž.D.
               1659/41, predmet:  Uhapšenje  vršioca  dužnosti  kotarskog  predstojnika  u  Stocu  g.  Ante
               Mihovića i predvedenje istoga u Mostrar po talj.vlastima, 1/Ministarstvu unutrašnjih poslo-
               va Općem odjelu – Zagreb, 2/Općem upravnom povjereniku kod II.Armata taljanske vojske
               – Sušak, Veliki Župan, Dubrovnik 25.rujna 1941; id., Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Ci-
               vili, al Commissariato Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso
               il comando della 2ª Armata, Sede, prot. n. 2102/A.C. Segreto, oggetto: Contegno del Capi-
               tano distrettuale di Stolac, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio,
               P.M.10, 5 ottobre 1941-XIX.

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