Page 124 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
ricordare” al comandante della 2ª Armata il legame di alleanza tra l’Italia e lo Stato
croato, di cui i funzionari del movimento di Pavelić costituiscono le fondamenta, e
gli sforzi compiuti dalle istituzioni croate per fugare “i dubbi ancora eventualmente
esistenti presso i singoli” nei riguardi dell’Italia fascista. Anche a Ljubuški sembra
infatti che gli ufficiali italiani non vedano di buon occhio i funzionari ustaša e a
Čapljina addirittura si rivolgono agli uomini del Poglavnik affermando che gli ita-
liani arriveranno presto a Zagabria e che l’Italia a breve comanderà su tutta la Croa-
zia. In generale gli italiani danno la caccia agli ustaša più noti sequestrandone i beni
– lamenta il commissario generale amministrativo: le “persecuzioni” dell’esercito
italiano ai danni dei funzionari croati ostacolano il riavvicinamento italo-croato e
le masse popolari intravedono nell’atteggiamento delle autorità militari italiane un
trattamento ostile nei confronti della popolazione e dello Stato croato.
Infine, altro costante oggetto delle recriminazioni del commissario croato rima-
ne la popolazione ortodossa: mentre gli italiani sono infatti impegnati ad arrestare
gli ustaša, i "četnici-comunisti" terrorizzano la popolazione di Nevesinje, lasciando
i croati, non organizzati e disarmati, in pericolo di vita; a Brinje le autorità militari
italiane addirittura rimettono in libertà i serbi arrestati dalle autorità distrettuali
croate ponendo poi agli arresti alcuni ustaša denunciati dagli stessi prigionieri libe-
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rati. Inoltre i serbi fuggiti in montagna al loro ritorno nei villaggi vanno cercando
i propri beni nelle case croate ed impediscono alla popolazione cattolica di racco-
gliere i prodotti agricoli rubando quanto è possibile. Karčić prega quindi le autorità
militari italiane di rimettere all’ordinaria via giudiziale la restituzione dei beni degli
ortodossi e di intervenire affinché sia data alla popolazione croata la possibilità
di raccogliere i prodotti dei campi in sicurezza, in particolare nelle aree intorno
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Gospić e Mostar. Il commissario generale amministrativo croato interviene anche
per tentare di coinvolgere nelle operazioni di perquisizioni eseguite dai militari
italiani personale delle locali amministrazioni croate, per chiudere i negozi serbi
già abbandonati dai legittimi proprietari e per permettere alle autorità amministra-
tive croate di effettuare arresti per proprio conto: incontra tuttavia il netto rifiuto di
Ambrosio. 63
61 Ibidem, Promemoria giornaliero n. 1 del 20 settembre 1941, Sušak 20 settembre 1941.
62 Ibidem, kut. 3, 1377, 1, all’on. Comando 2ª Armata, R.E.I. sede, il Commissariato Generale
Amministrativo, Sušak 10 ottobre 1941; id., 1779, 1, all’on. Comando 2ª Armata, R.E.I. se-
de, il Commissario Generale Amministrativo, Sušak 24 ottobre 1941.
63 Ibidem, kut. 2, Promemoria giornaliero n. 4 del 23-9-1941, Sušak 23 settembre 1941-XIX;
id., Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissariato generale amministrativo
dello Stato Indipendente di Croazia presso il comando della 2ª Armata, prot. n. 1941/AC, se-
greto, oggetto: Risposta al promemoria n. 4 del 23/9/1941-XIX, f.to il Generale Comandante
designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 1 ottobre 1941-XIX. Ambrosio successivamente
permetterà tuttavia la partecipazione di elementi selezionati della gendarmeria croata al ritiro
delle armi della popolazione nella “terza zona”. Ibidem, kut. 3, Comando 2ª Armata, Ufficio
124 Capitolo sesto

