Page 125 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità
A Drvar intanto rientrano popolazione civile e militari croati fatti prigionieri dai
četnici e liberati dalle truppe italiane. Il 2 novembre, inoltre, Mussolini ribadisce
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ancora una volta ad Ambrosio che, nel rispetto delle autorità croate, la “normaliz-
zazione” dell’area occupata debba avvenire con spirito di “amichevole collabora-
zione” con i croati ad ogni livello di governo, evitando assolutamente di assumere
un atteggiamento filo-serbo, come spesso accade tra i militari italiani. Anche gli
ambienti diplomatici italiani a Zagabria continuano a fare pressioni sul comandan-
te della 2ª Armata affinché i comandi militari limitino al minimo il sostegno alle
bande serbe. Ambrosio accoglie malvolentieri le sollecitazioni impartitegli, ma si
adegua al tentativo di miglioramento dei rapporti italo-croati. Per non pregiudicare
le fragili tregue locali raggiunte, però, gli ufficiali italiani pur dimostrandosi dispo-
nibili nei confronti degli ustaša continuano a mantenere buoni rapporti con i capi
serbi e Ambrosio conferma rigorosamente la proibizione della confisca e della ven-
dita di beni appartenenti alla popolazione ortodossa della “zona demilitarizzata”.
Dunque, nonostante i tentativi di distensione e le continue raccomandazioni di
collaborazione, la diffidenza reciproca e la mancanza di cooperazione fra italiani e
croati continua a rimanere totale. A risentire della situazione è anche la minoran-
za italiana del litorale concesso allo Stato Indipendente Croato. A Dubrovnik, ad
esempio, v’è una costante atmosfera di preoccupazione per le minacce subite da
parte della polizia croata: anche qui i rapporti degli ustaša con le autorità militari
italiane continuano ad essere caratterizzati dalla tensione ed in seguito al bando del
7 settembre la sede cittadina del movimento viene perquisita per verificare l’even-
tuale presenza di armi. Sarebbe dunque necessario – suggerisce ancora il com-
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missario generale amministrativo – che le autorità militari italiane mantenessero
un atteggiamento adeguato nei confronti dei funzionari croati e segnalassero al
commissariato e alle autorità croate, ogni tentativo di propaganda anti-italiana da
parte degli ustaša, in modo tale da provvedere alla loro sostituzione e “meritata”
punizione, risparmiando all’esercito italiano “l’odio del popolo non istruito che
inevitabilmente ricadrebbe sulle autorità militari italiane in conseguenza di azioni
Affari Civili, a Commissariato Generale Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia
presso il Comando della 2ª Armata, prot. n. 2708/AC Segreto, oggetto: Impiego della gen-
darmeria croata nella raccolta delle armi nella zona di nuova occupazione, f.to il Generale
Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 16 ottobre 1941-XIX.
64 AUSSME, fondo H-9, Carteggio del Capo del Governo, b. 11, Promemoria per il Duce, 9
novembre 1941-XX; HDA, 491, OUP, kut. 2, Promemoria giornaliero n. 15 del 3/X/41, f.to
il Commissario Generale Amministrativo.
65 HDA, 491, OUP, kut. 2, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissario Generale
Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia – presso il Comando della 2ª Armata,
prot. n 2448/AC. Segreto, risposta al promemoria del 20/09/1941-XIX, oggetto: Chiusura
Ufficio del Movimento ustascia e della Direzione di Polizia di Ragusa, f.to il Generale Co-
mandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 13 ottobre 1941-XIX.
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