Page 128 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
e dell’importazione delle merci dalla “zona demilitarizzata” o nella stessa, come
neppure del traffico monetario: tale prerogativa non è affatto in linea con gli accordi
esistenti tra le autorità italiane e croate, e ciò come comprensibile, poiché il traffico
delle merci, anche nella “zona demilitarizzata”, non avendo attinenza con l’ordine
pubblico, rimane di esclusiva competenza delle autorità civili croate. In seguito
all’ingerenza delle autorità militari italiane nelle esportazioni di merci – afferma
ancora Karčić – la segheria a vapore di Karlovac ha già sospeso la produzione e
altrettanto si appresta a fare la fabbrica di carta di Zagabria e diverse imprese di co-
struzioni per mancanza di calcina, il cui trasporto dalla zona litoranea nella Croazia
interna viene vietato dalle autorità militari italiane. Del divieto di esportazione di
vario materiale e occorrente risentono inoltre le ferrovie croate.
Un più libero movimento di merci e viveri, esente da dazi doganali, sarà con-
cesso di lì a poco solamente in seguito agli accordi intercorsi negli incontri della
“Commissione economica permanente italo-croata” per regolare le questioni doga-
nali, disponendo che non siano più eseguiti controlli di carattere fiscale e valutario
al limite marginale della “zona demilitarizzata” e all’entrata di merci dallo Stato
Indipendente Croato alla Dalmazia italiana e viceversa. 74
Ancora alla fine del 1942, tuttavia, le accuse croate rivolte agli italiani di osta-
colare la regolare distribuzione dei viveri, che peraltro dovrebbe includere anche
la popolazione serba, non sembrano cessare: è ancora il commissario generale
amministrativo croato, stavolta nella persona di Vjekoslav Vrančić, a lamentare
al comandante di Supersloda il nuovo nome adottato dal comando della 2ª Armata
in seguito all’arrivo del generale Mario Roatta, subentrato ad Ambrosio all’inizio
dell’anno, l’ingerenza dei singoli comandi italiani nella distribuzione dei generi ali-
mentari – nonostante alle autorità croate siano state date precise istruzioni in merito
alla distribuzione anche agli ortodossi – persino con l’accusa di aver consegnato
erroneamente viveri ad elementi ritenuti poco affidabili o addirittura a partigiani.
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La crescente ostilità tra italiani e croati non accennerà a diminuire con il pas-
sare del tempo: costante la provocazione di incidenti tra militari italiani e milizie
ed esercito regolare croato, che dal giugno del 1941 in poi si verificano con ritmo
costante. In molti casi ustaša e soldati italiani arrivano anche a minacciarsi – e non
solo – con le armi, gli esempi diventeranno innumerevoli. Anche la propaganda
74 Ibidem, all’on. Comando 2ª Armata R.E.I, 1642 1, risposta al foglio n. 2732/AC/Or., f.to il
Commissario Generale Amministrativo, Sušak 19 ottobre 1941; Ibidem, kut. 5, 1941, pov.
spisi, 2836-3327, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, a Commissariato Generale
Amministrativo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando 2ª Armata, prot. n.
3225/A.C., oggetto: Movimento delle merci nella zona demilitarizzata, f.to il Comandante
designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 3 novembre 1941-XX.
75 Ibidem, kut. 25, 1942 opći spisi 8936-10378, a Comando 2ª Armata R.E.I. Sede, 3804 2, og-
getto: Distribuzione generi alimentari, il Commissario Generale Amministrativo, Sušak 20
aprile 1942.
128 Capitolo sesto

