Page 132 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            di provincia, poi nelle città. A Dubrovnik, ad esempio, la questura inibisce agli
            ebrei la frequentazione di caffè, stabilimenti balneari e altri ritrovi pubblici: gli
            esercizi commerciali avrebbero dovuto appendere fuori dalle proprie botteghe e
            laboratori un cartello che segnalasse in lingua croata, tedesca e italiana l’eventuale
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            appartenenza dell’attività a commercianti ebrei.  La “questione ebraica” sarebbe
            stata liquidata nel più breve tempo possibile. Durante i colloqui a Venezia del 16
            dicembre 1941 Pavelić dichiara a Ciano che i trentacinquemila ebrei presenti nei
            territori dello Stato Indipendente Croato al momento della formazione, erano già
            stati ridotti a non più di dodicimila; Dido-Kvaternik sostiene la diminuzione esser
            causa del flusso migratorio, accompagnando all’affermazione “un sorriso che non
            lascia adito a dubbi”.  Alla fine del 1941, dunque, due terzi degli ebrei dello Stato
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            Indipendente Croato sono già stati deportati, in gran parte uccisi o deceduti per
            malattie, fame e stenti.
               Nei primi mesi del 1942, tuttavia, una volta incamerati i beni delle comunità
            ebraiche, il governo di Zagabria sembrerà quantomeno propenso ad attenuare le
            persecuzioni. Interverranno allora i tedeschi avviando le deportazioni nei campi di
            concentramento dell’Europa centro-orientale occupata e dall’estate successiva – in
            seguito ad un accordo tra Berlino e Zagabria – nuove ondate di arresti in massa
            inizieranno nello Stato Indipendente Croato. A questo punto la “questione ebraica”
            e la sua evoluzione diventeranno altra ragione di contrasto nei rapporti tra gli alleati
            italiani, tedeschi e croati. L’esercito e parte della diplomazia italiana rimanderan-
            no il più possibile la consegna degli ebrei a ustaša e nazisti e Berlino e Zagabria
            chiederanno con sempre più insistenza la consegna di coloro rifugiatisi sotto la
            protezione dell’esercito italiano. Gli ufficiali italiani in gran parte rifiuteranno, per
            ragioni sia politico-militari sia umanitarie, di consegnare gli ebrei giunti lungo il
            litorale adriatico occupato dalle loro truppe; non mancheranno tuttavia casi – come
            a Sušak, Dubrovnik o sull’isola di Pago – in cui o per mancata accoglienza o con la
            diretta consegna agli ustaša, o ancora per un atteggiamento generalmente passivo,
            le autorità militari italiane finiranno con il contribuire loro malgrado alla “soluzione
            finale”.


            88  ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Centro “I” Antico, al Servizio Informazioni Militare Ufficio I
               Albania P.M.22 – A, prot. n. 5/1266 segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia, f.to il Capitano
               dei CC. RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.91A, 8 giugno 1941-XIX. I cartelli sugli eser-
               cizi furono tuttavia tolti rapidamente e nessuna altra misura fu adottata nei confronti della
               popolazione di origine ebraica: essendo numerosi gli ebrei in città, legati da interessi e da
               parentele con gran parte della popolazione, le autorità croate avevano desistito dall’applicare
               misure particolarmente repressive. Ibidem, Centro “I” Antico, al Servizio Informazioni Mi-
               litare Ufficio I Albania P.M.22 – A, prot. n. 5/1279 segreto, oggetto: Notizie dalla Croazia,
               f.to il Capitano dei CC. RR. Capo Centro Angelo Antico, P.M.9IA, 11 giugno 1941-XIX.
            89  Ibidem, b. 1168 (UC 52), fasc. 4, Colloquio con il Poglavnik, Venezia 16 dicembre 1941-
               XX.

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