Page 134 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
Le vie attraverso cui gli ebrei si sottraggono alle persecuzioni ustaša sono prin-
cipalmente due, Zagabria-Spalato e Sarajevo-Mostar-Dubrovnik: giunti sulla costa
adriatica gli ebrei si disperdono poi nelle città e nei villaggi dei dintorni. I più folti
gruppi di profughi si formano a Mostar, Spalato, Dubrovnik, Fiume-Sušak. Prima
della guerra a Dubrovnik vi erano un centinaio di ebrei, divenuti un migliaio subito
dopo l’occupazione tedesca della Serbia e della Bosnia, provenienti in gran parte
da Sarajevo; a Mostar invece i cinquanta ebrei circa del periodo anteguerra salgono
rapidamente a centottanta, per diventare quattrocento nel gennaio del 1942, definiti
“non desiderabili” dal commissario generale amministrativo croato. Dopo il crollo
jugoslavo e con la costituzione dello Stato Indipendente Croato un gran numero di
ebrei emigra anche a Spalato, con l’intenzione poi di giungere sulle isole adriati-
che, ed i più abbienti, quasi tutti professionisti, ottenere il lasciapassare per l’Italia.
Rimangono a Dubrovnik e nel retroterra erzegovese, inclusa Mostar, poco più di
trecentocinquanta ebrei, divenuti quasi novecento nell’agosto del 1942. 95
Nell’estate del 1941 i militari italiani cercano di non consentire l’arrivo nei terri-
tori annessi degli ebrei che vivono in Croazia, Bosnia-Erzegovina, Dalmazia e par-
te della provincia di Cattaro. Il SIM segnala che da oltre due mesi, ogni giorno, ne
giungono clandestinamente nei territori annessi, attraverso la frontiera italo-croata,
gruppi numerosi. Gli ebrei si rifugiano qui per sottrarsi alle persecuzioni cui sono
fatti segno in territorio croato, ma la maggior parte è respinta oltre frontiera dalle
autorità di confine. Un notevole numero riesce a raggiungere Sušak, tanto da indur-
re la questura a prendere provvedimenti per la loro espulsione. 96
Nella “seconda zona” sottoposta al diretto controllo italiano, comunque, il pro-
clama di Ambrosio del 7 settembre 1941, con cui le forze armate italiane garanti-
vano “l’incolumità, la libertà ed i beni degli abitanti del territorio di giurisdizione
dell’armata”, dà una parziale tranquillità. Il provvedimento fornisce almeno for-
mento agli ebrei, f.to il Generale Comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 20
luglio 1941-XIX.
95 Gli ebrei della zona erano nella quasi totalità sefarditi. L’ipotesi di concessione della citta-
dinanza italiana era seriamente considerata dal console generale Amedeo Mammella, che
andava progettando un disegno per realizzare, nell’eventualità di un plebiscito a Dubrovnik,
la superiorità numerica delle opzioni per l’Italia aggregando alla popolazione italiana della
città quella ebraica. AUSSME, M-3, b. 69, Comando VI Corpo d’Armata, Ufficio Affari Ci-
vili, Promemoria, Situazione ebrei, 27 agosto 1942-XX; HDA, 491, OUP, kut. 9, 1942 pov.
spisi 3-579, Promemoria giornaliero n. 87 del 3 gennaio 1942, f.to il Commissario generale
amministrativo.
96 AUSSME, H-3, b. 44, fasc. 9, Comando Supremo, S.I.M., Sezione Bonsignore, a Ministero
dell’Interno-Dir. Gen. P.S., a Comando Generale Arma CC.RR., M.V.S.N., R.G. Finanza, e
p.c. a Ministero della Guerra-Gabinetto, prot. n. B/323040, oggetto: Ingresso clandestino di
ebrei nel Regno dalla frontiera italo-croata, f.to d’ordine il vice Capo Servizio Colonnello
Edmondo De Renzi, P.M.21, 31 agosto 1941-XIX.
134 Capitolo sesto

