Page 135 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità


             malmente garanzia di vita alle popolazioni della zona occupata senza discrimina-
             zioni confessionali. Alti prelati cattolici e le comunità israelitiche più volte racco-
             mandano i rifugiati ai comandi italiani, che promettono protezione in cambio di un
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             contegno “leale e corretto”.  Gli ebrei di Travnik, ad esempio, fuggono a Bugojno,
             dove si pongono sotto la protezione delle autorità militari italiane, che si rifiutano
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             di consegnarli a quelle croate.  Quando nel dicembre del 1941 a Mostar gli ustaša
             diffondono la voce che le autorità croate avrebbero chiesto in consegna gli ebrei
             della città, per avviarli ai campi di concentramento croati, Ambrosio fornisce loro
             assicurazioni che sarebbero stati lasciati alle proprie residenze e nella possibili-
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             tà “di procurarsi il proprio sostentamento come gli altri cittadini”.  Nel gennaio
             successivo i rappresentanti della comunità ebraica cittadina, infoltita dai profughi
             provenienti da Sarajevo, tornano a rivolgersi alla Divisione Cacciatori delle alpi
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             per denunciare le violenze subìte dai loro correligionari giunti dalla Bosnia.  A
             febbraio è la volta di centotrenta ebrei fuggiti dall’Austria nel 1938 e residenti a
             Čapljina dopo mesi di fuga da una località all’altra (Samobor, Mirnovec, Mostar,
             Gacko), di rivolgersi alla Regia prefettura di Spalato in cerca di protezione. 101
                Ambrosio sostanzialmente disapprova i metodi croati e tedeschi e alle richie-
             ste croate di consegnare gli ebrei rifugiatisi nelle zone occupate risponde che, pur
             rimanendo la questione di competenza delle autorità governative italiane, fino ad
             ordini contrari non avrebbe consegnato persone che si trovavano di fatto sotto la
             protezione italiana. Le autorità croate intendevano allargare i provvedimenti razzia-
             li di Zagabria all’intera popolazione ebraica residente stabilmente nella “seconda
             zona” – quindi senza la qualifica di “rifugiati” –; il comando italiano era invece
             propenso, qualora nella “seconda zona” vi fossero stati ebrei, impiegati statali, pa-
             rastatali, comunali e non, o anche semplice popolazione discriminata dalle suddette
             leggi, ad accertare singolarmente presso i competenti uffici croati, con il rilascio di
             opportuni attestati da consegnare ai comandi italiani, le motivazioni e la validità
             della loro eventuale discriminazione. 102

             97  Ibidem, M-3, b. 69, Promemoria, s.d.
             98  HDA, 491, OUP, kut. 2, n. 41, Promemoria giornaliero del 5/11/41, il Commissario generale
                amministrativo.
             99  AUSSME, M-3, b. 69, Ebrei della zona litoranea croata della Dalmazia annessa, Comando
                VI Corpo d’Armata, Ufficio Affari Civili, Promemoria, Situazione ebrei, 27 agosto 1942-
                XX.
             100 ASDMAE, b. 1507 (AP 42), R. Consolato Generale d’Italia Sarajevo, a R. Ministero degli
                 Affari Esteri Gab.A.P. Roma, telespresso 637/96, Esposto degli israeliti residenti a Mostar
                 al generale comandante della divisione italiana, f.to A. Calisse, Sarajevo 2 marzo 1942-XX.
             101 Ibidem, Ing. Gerhard Zeilinger, Paul Kolman, alla Regia Prefettura Spalato, Capljina, 2 feb-
                 braio 1942-XX.
             102 AUSSME, M-3, b. 69, 12081/AC, a Comando V, VI e XVIII Corpo d’Armata, Ebrei, f.to
                 d’ordine il Generale di Brigata Capo di Stato Maggiore C. Primieri, P.M.10, 5 novembre

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