Page 120 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            Bosnia-Erzegovina ma nonostante le promesse di consegnare le armi non appena le
            truppe italiane avessero occupato la zona, sono pochi i serbi che tornano alle pro-
            prie case, spesso devastate, e chi lo fa non recupera i propri beni, soprattutto a causa
            delle locali autorità croate, che paralizzano le amministrazioni e osteggiano l’opera
            di consolidamento italiano. I beni non vengono restituiti ai legittimi proprietari, i
            negozi rimangono chiusi, gli impiegati non sono riassunti in servizio, neppure il
            traffico postale torna alla sua normalità. Le scuole nei villaggi in cui la popolazione
            è a maggioranza serba, ancora alla data del 21 ottobre, risultano chiuse per mancan-
            za di insegnanti, licenziati in quanto serbi: là dove le scuole riaprono molti scolari
            si trovano nell’impossibilità di frequentarle sia per l’abolizione imposta dell’uso
            del cirillico sia perché l’insegnamento religioso ortodosso non viene più impartito,
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            al contrario del cattolico e del musulmano.  La maggior parte dei profughi rien-
            trando ai propri villaggi trova case svaligiate, distrutte o occupate da enti pubblici
            dello Stato croato; i negozi manomessi e gestiti da commissari croati ed il mobilio
            trasferito nelle case delle locali autorità. Secondo le leggi vigenti (dd.l. 6 e 7 agosto
            1941), infatti, il patrimonio dei fuoriusciti dal territorio statale diventa proprietà
            dello Stato e tali beni vengono gestiti dalla Direzione statale per il rinnovamento,
            che nomina commissari temporanei per la loro amministrazione. I militari italiani
            allontanano quindi i commissari croati da negozi, chiese “greco-orientali” e impre-
            se della “zona demilitarizzata” divenuti proprietà dello Stato, restituendo – secon-
            do il bando del 7 settembre – le proprietà alla popolazione ortodossa: in tal modo
            anche il Commissariato statale croato per l’economia è presto costretto a destituire
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            i commissari e concedere la riconsegna delle imprese ai legittimi proprietari.  Le
            autorità croate non sono così più in grado di garantire allo Stato, quale “proprietario
            legittimamente subentrato”, l’incolumità dei propri beni. Anche con tali espedienti
            viene lesa la sovranità croata, recrimina il commissario generale amministrativo,
            sollecitando un provvedimento che rispetti gli accordi italo-croati e quindi si at-
            tenga alle leggi vigenti:  le ordinanze del bando, infatti, garantendo alle persone
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            rientrate ai propri paesi la libertà dei propri beni, non tengono in considerazione i
            decreti legge croati.
               Serbi e croati si mostrano dunque diffidenti, temendo che una volta consegnate


            49  Ibidem, Comando 2ª Armata, Ufficio Affari Civili, al Commissariato Generale Amministra-
               tivo dello Stato Indipendente di Croazia presso il Comando della 2ª Armata, prot. n. 2828/
               AC, segreto, oggetto: Funzionamento delle scuole nella zona demilitarizzata, f.to il Generale
               comandante designato d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 21 ottobre 1941-XIX.
            50  Ibidem, 2020, 1, all’on. Comando 2ª Armata R.E.I. Sede, il Commissario Generale Ammini-
               strativo, Sušak 27 ottobre 1941; all’onor. Comando 2ª Armata R.E.I. Sede, 1930, 1, Il Com-
               missario generale amministrativo Karčić, Sušak 26 novembre 1941.
            51  Ibidem, kut. 2, Promemoria giornaliero n. 20 del 9/10/1941, il Commissario Generale Am-
               ministrativo, Sušak 9 ottobre 1941.

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