Page 113 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità


             l’esclusione delle autorità italiane dalle trattative (cui Jevđević avrebbe in seguito
             dichiarato di aver respinto la proposta). L’obiettivo dell’accordo, da parte croata,
             sembrava fosse proprio quello di sottrarre all’influenza italiana le formazioni arma-
             te serbe del vojvoda. 24
                È stato detto come nel marzo del 1943 četnici e milizie volontarie alle dipen-
             denze del comando italiano sarebbero arrivati a contare circa trentamila uomini.
             Il mese precedente i capi del movimento serbo convenuti a Spalato per i fune-
             rali di Trifunović-Birčanin avevano riaffermato l’orientamento anticomunista del
             movimento e l’intenzione di proseguire l’azione contro i partigiani a fianco delle
             forze  armate  italiane,  offrendo “nuove  convincenti  manifestazioni  di  lealismo”.
             L’esercito italiano aveva fornito alle organizzazioni serbe e alla popolazione un
             supporto fondamentale, che “sarebbe passato alla storia come una delle più belle
             testimonianze della nobiltà del popolo italiano e della sua missione di cristiana
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             civiltà”.  In seguito ai tentativi tedeschi e croati di concludere accordi al di fuori
             dell’influenza italiana, Jevđević, mosso da “perfetta lealtà”, aveva sempre messo
             al corrente i comandi italiani dichiarando che nessun accordo sarebbe stato possi-
             bile senza l’autorizzazione delle autorità italiane. Alle ripetute manifestazioni di
             correttezza dei capi četnici si affiancava l’azione delle MVAC, che pur con gravi
             difficoltà, concorrevano efficacemente al fianco delle truppe italiane alla protezione
             del territorio occupato. 26
                Gli ufficiali italiani non avrebbero comunque trascurato l’adozione di alcune
             misure intese ad assicurarsi il controllo delle bande serbe, come mantenere fra-
             zionate le diverse formazioni con stretto criterio territoriale, evitare la formazione
             di nuove unità e limitare il rifornimento di armi e munizioni allo stretto indispen-
             sabile. Era di particolare importanza evitare la riunione delle forze montenegrine
             ed erzegovesi con quelle delle Dinariche, della Lika e della Bosnia centrale, onde
             scongiurare che il complesso di forze acquistasse carattere unitario e organico e
             potesse, successivamente, costituire il fulcro di appoggio per la ricostituzione ju-
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             goslava.  Lo Stato Maggiore italiano era ben consapevole degli orientamenti delle
             24  Ibidem, L-10, b. 38. fasc. 3, Stato Maggiore R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito
                S.I.E., prot. n. Z/P – 32042, Promemoria, oggetto: Croazia – Contatti tra autorità croate e il
                capo cetnico On. Jevdjevic, f.to il colonnello Capo Servizio Edmondo de Renzi, 16 febbraio
                1943-XXI.
             25  Ibidem, M-3, b. 20, fasc. 11, Allegato n. 3, a Supersloda Sussa, f.to Radmilo Gricic, Abbazia
                2 febbraio, 1943; id., Comando Supremo, Ufficio Operazioni-Scacchiere Orientale, Prome-
                moria per il Capo di S.M. Generale, Movimento cetnico (rif. I/3677 in data 8 febbraio di Su-
                persloda), 15 febbraio 1943-XXI.
             26  Ibidem, Comando Superiore FF.AA Slovenia-Dalmazia (2ª Armata), Ufficio Informazioni, a
                Comando Supremo, prot. n. 1/3677, oggetto: Movimento cetnico, f.to il Generale di Brigata
                Capo di Stato Maggiore C. Primieri, P.M.10, 8 febbraio 1943-XXI.
             27  Ibidem, Stato Maggiore R. Esercito, Servizio Informazioni Esercito (S.I.E.), prot. n. Z/P-

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