Page 109 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Popolazione e nazionalità


             numero degli avversari dell’Asse con uomini che in parte già combattevano al fian-
             co italiano. Bisognava distinguere i četnici dell’Erzegovina da quelli della Bosnia,
             poiché solo alcuni tra questi ultimi si mostravano ancora ostili agli occupanti e
             mantenevano rapporti con i partigiani, mentre i primi potevano benissimo entrare
             nell’orbita degli interessi italo-tedeschi: attraverso loro sarebbe stato presumibil-
             mente possibile guadagnare alla causa anticomunista i četnici più intransigenti. Il
             pericolo maggiore era rappresentato dall’effetto contrario, ovvero dalla possibilità
             che abbandonando il sostegno ai četnici dell’Erzegovina, questi potessero stringere
             più strette relazioni con quelli ancora ostili alle forze dell’Asse. Era dunque neces-
             sario trattare quanto prima con le bande serbe e convincere i četnici almeno a man-
             tenere la neutralità, ponendo temporaneamente una pietra sopra l’ostilità tra serbi
             e croati. Occorreva che il governo croato consentisse alle autorità militari tedesche
             e italiane la possibilità di raggiungere un accordo che in ogni caso non avrebbe
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             contemplato questioni politiche.  L’ostacolo principale rimaneva l’atteggiamento
             delle bande serbe nei confronti della popolazione croata e musulmana: gli italiani
             davano l’impressione a ustaša e domobranci di accettare le azioni dei četnici che
             agivano a ridosso dei presidi italiani.
                Roatta riuscirà a far accettare a Pavelić la formazione delle MVAC – reclutate,
             seppure in minor parte, anche tra cattolici e musulmani – nell’ambito dell’accordo
             italo-croato del 19 giugno 1942, in cambio del ritiro delle truppe italiane verso la
             costa. A quella data gruppi di volontari già contribuivano con un certo successo alla
             lotta antipartigiana nella provincia di Cattaro e nel resto della Dalmazia (Zara, Spa-
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             lato) alle dipendenze del VI Corpo d’Armata.  Le bande MVAC erano inquadrate
             da ufficiali italiani e operavano in azioni combinate con i reparti dell’esercito: il
             governatore della Dalmazia Giuseppe Bastianini incoraggerà il loro rifornimento di
             moschetti in sostituzione dei fucili dell’ex esercito jugoslavo di cui erano ancora ar-
             mate. Anche lo Stato Maggiore dell’Esercito si esprimerà favorevole al loro arma-
             mento, nonostante il timore, comunque presente, dell’eventualità di armare bande
             poco affidabili i cui gregari sarebbero potuti passare ai partigiani con armi ricevute
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             dai comandi italiani.  Una certa garanzia sulla fedeltà delle bande era fornita dal

             13  Ibidem, b. 58, fasc. 1, 2ª Armata, Carteggio sulle operazioni antipartigiane in collaborazio-
                ne con i tedeschi e i croati nella primavera 1942 in Croazia (Bosnia), Comando 2ª Armata,
                Ufficio Operazioni, all’Eccellenza il Generale Bader Comandante il “Kampf Gruppe Bader”
                Belgrado, prot. n. 6469, segreto, oggetto: Trattative coi “cetnici”, f.to il Generale Coman-
                dante Mario Roatta, P.M.10, 31 marzo 1942-XX.
             14  Ibidem, H-1, b. 39, fasc. 15, Bande anticomuniste nei Balcani dal 4 maggio al 30 dicembre
                1942, Il Governatore della Dalmazia, all’Eccellenza il Generale di Divisione Antonio Scuero
                Sottosegretario di Stato Ministero della Guerra, prot. n. 19 G.M. 10071, f.to Bastianini, Zara
                3 giugno 1942-XX.
             15  Ibidem, Ministero della Guerra, Gabinetto, Promemoria per il sig. capo di gabinetto, Roma
                20 giugno 1942-XX; id., Ministero della Guerra, Gabinetto, Moschetti 91 per bande antico-

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