Page 158 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            Quell’estate fu probabilmente l’autentico turning point della guerra. Dall’autunno
            seguente, tranne momentanei insuccessi locali, gli eserciti alleati avrebbero iniziato
            quella marcia che li avrebbe portati in due anni al cuore dell’Europa.
               Il fronte balcanico, dal canto proprio, non avrebbe tardato a risentire degli eventi
            che altrove si stavano producendo in Ucraina e nel Mediterraneo.
               Il 4 luglio i tedeschi tentarono un ultimo azzardo sul fronte russo, cercando di
            ripetere col saliente di Kursk il successo di K’harkov. L’operazione, denominata
            Zitadelle, che impegnò quasi 2,5 milioni di uomini fra il 4 e il 12 luglio, dette luo-
            go ad  una gigantesca battaglia al termine della quale le truppe tedesche dovettero
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            retrocedere sconfitte .
               Il giorno 9 le truppe alleate avevano preso terra in Sicilia con la più grande ope-
            razione anfibia della guerra. Pochi giorni dopo, Hitler annunciò ai suoi generali che
            dalla Russia sarebbero state tolte diverse divisioni per formare armate da inviare in
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            Italia e nei Balcani . Le notizie che giungevano dal teatro sud non erano rassicuranti
            e la tenuta dell’alleato italiano era da ritenersi molto a rischio. I fatti non tardarono
            a confermare le previsioni del dittatore tedesco.
               Benché le rese incruente delle isole-fortezza di Pantelleria e Lampedusa aves-
            sero troppo illuso gli Alleati circa la facilità dell’impresa, la conquista della Sicilia
            venne comunque portata a termine in cinque settimane, culminando con la presa di
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            Messina il 17 agosto . Mentre ancora infuriava la battaglia nell’isola, il 25 luglio
            il fascismo in Italia perse il potere, e lo stesso Mussolini, messo agli arresti dal re,
            scomparve dalla circolazione. Il suo posto venne preso da un governo sostanzial-
            mente militare che in un primo momento rassicurò la Germania sulla volontà di
            proseguire la guerra. L’esercito italiano, tuttavia, come l’intero Paese, evidenziava
            già i segni di una crisi profonda che i tedeschi non potevano ignorare, e della quale
            non erano del resto del tutto irresponsabili.
               Come le vicende croate avevano dimostrato, la Germania attuava una politica di
            sfruttamento del continente europeo volta al solo scopo di mantenere il proprio ap-
            parato economico e militare. Alle conseguenze di tale politica, contro la quale all’in-
            contro Klessheim  molte voci si erano levate, non sfuggivano nemmeno gli alleati
            che, come l’Italia, non vedevano nel 1943 più alcuna motivazione per combattere,
            visto che la Germania non lasciava loro nulla del “bottino europeo” con cui ripagare


            4  L’operazione “Cittadella” fu l’ultima grande offensiva tedesca sul fronte orientale, e si concluse
               con un totale insuccesso nonostante l’impiego di 900.000 uomini, 2.000 corazzati e 1.830 ae-
               rei. PIERLUIGI BERINARIA, La situazione globale del conflitto, in La situazione globale del
               conflitto. Il quarto anno. 1943, Roma, CISM, 1994, p. 18. Vedi anche: BASIL LIDDEL HART,
               Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, Milano, Mondadori, 2000, pp. 686-699.
            5  Ivi, p. 19.
            6  Per un dettagliato studio sulle operazioni in Sicilia vedi: ALBERTO SANTONI, Le opera-
               zioni in Sicilia e Calabria, Roma, USSME, 1989.

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