Page 167 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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L’estate 1943


             Zara dove rimasero nei due giorni successivi in attesa di ordini.
                 La divisione italiana, composta per lo più di unità che avevano duramente com-
             battuto contro i partigiani e inquadrata in gran parte da ufficiali zaratini, considerò
             nel complesso inaccettabile cedere le armi agli jugoslavi. Mentre le milizie serbe
             della Krajna accettavano già di cooperare con i tedeschi il comando italiano de-
             cise infine di consentire l’ingresso in città ad una colonna tedesca proveniente da
             Bencovazzo. Alcuni reparti, fra cui le bande M.V.A.C., scelsero di combattere con
             i tedeschi, altri accettarono l’ingresso nei battaglioni di lavoratori, pochissimi si
             unirono ai partigiani, mentre la maggior parte fu deportata in Germania.
                Se a Zara l’indirizzo fu dunque di preferire la resa ai tedeschi a quella ai parti-
             giani, a Spalato, città in prevalenza croata, la divisione Bergamo si orientò in modo
             diverso.
                La città era già da tempo quasi assediata dai partigiani, pressoché padroni della
             campagna circostante, ed i collegamenti con Zara e Cattaro avvenivano quasi solo
             per via aerea. Già la sera stessa dell’8 settembre la città era in pieno fermento, e
             si moltiplicavano le notizie di bande partigiane che si approssimavano all'abita-
             to. Come altrove, l’ordine di considerare i partigiani alla stregua di forze regolari
             appartenenti agli eserciti alleati provocò una spaccatura nei comandi italiani fra
             quanti propendevano per una cessione della città ai titini e quanti rifiutavano di
             trattare con un nemico col quale non si era avuto quartiere fino al giorno prima. Le
             forze tedesche intanto, impegnate a disarmare le divisioni Messina e Marche, erano
             ancora distanti dalla città.
                Gli eventi forzarono la mano ai comandanti italiani prima che una precisa linea
             di condotta fosse trasmessa dal Comando di Corpo d’Armata. Il generale Becuzzi,
             comandante la divisione, accettò nel corso di un incontro con i rappresentanti della
             resistenza il 12 settembre di consegnare la città ai partigiani e di iniziare l’eva-
             cuazione dei reparti verso l’Italia, accordo cui addivenne suo malgrado anche il
             comandante della piazzaforte, generale Cigala Fulgosi. Rapidamente la città fu oc-
             cupata da reparti partigiani che disarmarono parte delle truppe italiane e provvidero
             immediatamente all’espugnazione della Questura, centro della repressione italiana
             in città, i cui occupanti furono tutti uccisi. Tale episodio, unitamente all’arresto e
             all’esecuzione di numerosi italiani accusati di fascismo, raffreddò molto la volontà
             degli italiani di proseguire oltre la collaborazione con i partigiani, che pure aveva
             già avuto il suo battesimo del fuoco. Presso Spalato tedeschi avevano in precedenza
             occupato una vecchia fortezza, Clissa, tramutata in breve in un solido contraffor-
             te. Reparti partigiani, unitamente ad alcuni carabinieri ,tentarono ripetutamente di
             prenderla d’assalto nei giorni 12 e 13, mentre reparti della divisione Prinz Eugen
             già si approssimavano. Aiutati anche dal fuoco di alcune batterie italiane che ave-
             vano rifiutato di arrendersi ai partigiani, i tedeschi si aprirono la strada verso la città
             il 27 settembre, preceduti da un violento bombardamento aereo.


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