Page 166 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


               In Dalmazia e nel suo entroterra stava il XVIII Corpo, divisioni Bergamo e
            Zara, quest’ultima una divisone eterogenea con ufficiali per oltre metà italiani di
            Dalmazia.
               L’Erzegovina era presidiata dalle divisioni Marche e Messina e dalla XXVII
            Brigata costiera, appartenenti al VI Corpo d’Armata.
               Un’altra brigata costiera, la XVi, oltre al 4° Reggimento bersaglieri e alla divi-
            sione Emanuele Filiberto erano a disposizione del comando di Armata fra Fiume
            e Zara.
               Le forze tedesche cui era affidato il compito di sopraffare le unità della 2ª Ar-
            mata erano le divisioni 114^ cacciatori e SS Prinz Eugen, del XV Corpo d’armata
            schierato ai confini della Dalmazia, le divisioni di fanteria 173^, 187^ del XLIX
            Corpo d’Armata di riserva schierato in Bosnia, l’11^ divisione meccanizzata SS del
            III  Corpo d’Armata dislocata attorno a Zagabria, oltre alla 1^ divisione cacciatori
            di stanza in Slovenia.
               Di queste forze, la 114^ avrebbe occupato Zara e la Krajna, la Prinz Eugen e la
            373ª divisione croata Spalato e Ragusa, mentre elementi della 11^ SS avrebbero
            puntato sul porto di Senj nel Carnaro rastrellando tutto il territorio tra Karlovac e il
            mare assieme alla divisione croata 369ª, congiungendosi alle spalle di Fiume con la
            1^ divisione cacciatori proveniente dalla Slovenia; le divisioni 173^, 187^ sarebbe-
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            ro rimaste a tenere a bada i partigiani nella Bosnia occidentale .
               Nel complesso le operazioni si svolsero secondo i piani predisposti dai tedeschi.
               Le unità maggiori del V Corpo, divisioni Macerata e Murge, composta la prima
            per lo più da siciliani, obbedirono all’ordine giunto il 9 settembre di considerare i
            partigiani come “forze Alleate”, contro le quali le ostilità dovevano cessare in os-
            servanza dello stato armistiziale. Le due unità consegnarono quindi i depositi e le
            armi pesanti ai titini rifluendo poi in crescente confusione verso il confine italiano,
            dove infine si sbandarono. Destino non diverso ebbe la XIV brigata costiera, mentre
            una parte consistente della G.a.F. scelse di continuare la lotta al fianco dei tedeschi.
               La divisione Emanuele Filiberto fu sorpresa dagli venti armistiziali mentre era
            in fase di trasferimento verso l’Istria. Concentratasi a Fiume, i tedeschi ne otten-
            nero il disarmo l’11 settembre promettendo in cambio il rimpatrio in Italia, che si
            tradusse presto nella scelta fra collaborazione e deportazione, opzione scelta da
            quasi tutti i militari.
               Il XVIII Corpo d’Armata, unica unità oltre alla riserva d’Armata sulla quale il
            generale Robotti avesse ormai effettivo controllo, fu sorpreso dall’avanzata tede-
            sca sul nodo di Knin già nelle prime ore del 9 settembre. Dopo alcune ore i reparti
            italiani della Zara posti a difesa della cintura esterna accettarono di ripiegare verso


            28  Gli eventi armistiziali in Jugoslavia sono efficacemente riassunti in: Elena Aga Rossi, Ma-
               riateresa Giusti, Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani 1940-1945. Bologna, Il
               Mulino, pp. 130-180.

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