Page 164 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
P. 164

La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            mento di Camice Nere, inquadrate in quattro corpi d’armata. Di questi, il VI (divi-
            sioni Messina, Marche e Murge) era dislocato nell’Erzegovina, il XVIII (divisioni
            Zara, Bergamo e Emanuele Filiberto) era in Dalmazia e nella Bosnia occidentale,
            il V (divisioni re, Macerata e Vi Raggruppamento G.a.F.) era in Croazia e l’XI
            (divisioni isonzo, Cacciatori delle alpi, Lombardia, Raggruppamento XXi aprile e
            Xi Raggruppamento G.a.F.) in Slovenia.
               Complessivamente si trattava di circa 220.300 uomini, pari a circa un terzo delle
                                          24
            forze italiane presenti nei Balcani .
               Una tale numero, senza dubbio imponente, corrispondeva a circa il 95% della
            forza organica dei reparti, ma la sua componente logistica, ovvero la possibilità dei
            reparti di essere riforniti, non superava al 1° giugno 1943, il 70% di quella previ-
               25
            sta .
               Un tale dato sta a significare che le dotazioni di viveri, munizioni, carburante,
            mezzi trasporto, e materiali difettavano quasi per un terzo, e ciò si traduceva in un
            grosso deficit dell’efficienza operativa.




            All’8 settembre


               Come noto, l’annuncio dell’armistizio fra Regno d’Italia e Alleati venne dato
            nel tardo pomeriggio alla radio, dalla voce del maresciallo Badoglio, mentre la
            flotta anglo-americana si avvicinava al golfo di Salerno. La sera stessa il re con il
            capo del Governo, alcuni ministri ed i vertici militari si mettevano in viaggio alla
            volta del litorale adriatico, per intraprendere poi la navigazione verso Brindisi. Non
            era previsto che la città divenisse la sede provvisoria del Governo. La prospettiva
            probabilmente era quella di un rapido ritorno nella Capitale in seguito alla ritirata
            verso settentrione delle forze tedesche schierate nel sud della Penisola. Le cose
                                 26
            andarono diversamente .
               Nei Balcani, come del resto in tutti i territori occupati dalle forze italiane e

            24  AUSSME, Fondo M-3, B. 19, fasc. 2, “Situazione operativa e logistica degli scacchieri Bal-
               canico ed Egeo al 1/8/43”, p. 14.
            25  Al 1° luglio la soglia degli organici si era ridotta al 90% ed un mese dopo all’88, e ciò a di-
               spetto del’arrivo dall’Italia di 5.000 uomini di rinforzo. Ivi, “Dati complessivi sommari sulla
               situazione operativa e logistica in Balcania ed Egeo” di luglio e agosto. Ivi, p. 33 e seg..
            26  Secondo le memorie di Roatta e di Ambrosio, così come la maggioranza dei testimoni, le
               disposizioni inviate nelle settimane precedenti ai comandi militari per fare fronte ad alla re-
               azione tedesca avrebbero avuto bisogno ancora di alcuni giorni per essere implementate ma
               la necessità di annunciare improvvisamente l’armistizio, imposta dagli Alleati in vista dello
               sbarco di Salerno, sconvolse i piani italiani. Quali che siano state le ragioni, la macchina mi-
               litare italiana reagì molto lentamente all’evento. Non così gli ex-alleati tedeschi.

            164                                                            Capitolo settimo
   159   160   161   162   163   164   165   166   167   168   169