Page 42 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.
giorno, stazionano in ciò che rimane di Belgrado. 1
L’offensiva a questo punto è terminata. I rappresentanti del governo di Belgra-
do, che hanno perso rapidamente il controllo di un Paese che va disintegrandosi,
intraprendono, insieme al giovane re Petar, una ritirata che dalla Šumadija si con-
cluderà a Londra. Il 17 aprile, undici giorni dopo l’aggressione, cessa ogni forma
organizzata di resistenza jugoslava: alle ore 21, a Belgrado, i plenipotenziari del
Comando Supremo Aleksandar Cincar-Marković e il generale Radovoje Janković
sottoscrivono l’atto di resa incondizionata, che entrerà in vigore alle 12 del giorno
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seguente. La grave sconfitta jugoslava segna, altresì, l’inizio di una guerra altret-
tanto dura: quella delle forze insurrezionali agli occupanti. La resa dell’esercito
regolare alle potenze dell’Asse, infatti, non è completa e alcune sue sparute frange,
i serbi monarchico-nazionalisti del colonnello Dragoljub Draža Mihailović (gene-
ralmente detti četnici), rifugiatisi nelle zone montuose del Paese, avvieranno la re-
sistenza agli invasori. Da Londra, re Petar nominerà Mihailović, promosso genera-
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le, ministro della Guerra del governo jugoslavo in esilio e comandante dell’Esercito
jugoslavo in Patria (Jugoslovenska vojska u otadžbini, 22 gennaio 1942). A luglio,
in seguito all’aggressione della Germania all’Unione Sovietica (22 giugno 1941),
inizierà inoltre la resistenza – destinata a svolgere un ruolo ben più importante
nella liberazione nazionale – dei partigiani guidati da Josip Broz, detto Tito, dal
1937 segretario del clandestino Partito comunista jugoslavo (Komunistička partija
Jugoslavije, KPJ). 4
Causa principale del collasso jugoslavo è stata la mancanza di una vera solidità
statale sulla quale sono prevalse le rivalità nazionali intestine: i croati in particolare,
1 Per la ricostruzione dell’offensiva italiana contro la Jugoslavia si vedano in primo luogo le
novità operative contenute nei documenti dello Stato Maggiore Generale (a firma sottocapo
generale A. Guzzoni) nel periodo 7-17 aprile 1941, in A. Biagini, F. Frattolillo (a cura di),
Diario Storico del Comando Surpemo, vol. III, tomo I, pp. 661-743. Si rimanda inoltre a S.
Loi, Le operazioni delle unità italiane in Jugoslavia (1941-43), Roma, Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell’Esercito, 1978. Per un resoconto dettagliato delle operazioni offensive
italiane sul fronte zaratino e per la conquista di Knin si veda invece O. Talpo, Dalmazia. Una
cronaca per la storia (1941), I, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito,
1985, pp. 31-62.
2 A. Biagini, F. Frattolillo, Diario Storico, vol. III, tomo I, II – Comunicazioni e richieste dei
comandi dipendenti, 1) Stato Maggiore Regio Esercito, f.to il Sottocapo di Stato Maggiore
Generale A. Guzzoni, 18 aprile 1941, p. 754.
3 Četnik significa propriamente “guerrigliero”, da četa, “compagnia” o “banda”. Il termine e
l’immaginario ad esso collegato, divenuto sinonimo di “nazionalista serbo”, è stato abbon-
dantemente utilizzato anche durante la violenta dissoluzione jugoslava degli anni Novanta.
4 Sull’organizzazione dell’Esercito di Liberazione Nazionale della Jugoslavia
(Narodnooslobodilačka vojska Jugoslavije) si rimanda fin da ora alle informazioni in AUS-
SME, M-3, Documenti it., b. 385, Comando XVIII Corpo d’Armata, Notiziario n. 126, Co-
stituzione dell’Esercito popolare liberatore di Jugoslavia, P.M.118, 6 maggio 1943-XXI.
42 Capitolo terzo

