Page 46 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


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            qualsiasi concessione all’Italia.  La propaganda ustaša adotta fin dai primi giorni
            un indirizzo particolarmente aggressivo, tendendo a proclamare la Dalmazia parte
            integrante della nuova compagine statale croata: ad Ambrosio sono quindi date
            disposizioni affinché gli ambienti nazionalisti croati più intransigenti siano tenuti
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            strettamente sotto controllo.  Proprio il comandante della 2ª Armata il 23 aprile
            delinea la delicata situazione dei territori d’occupazione italiana: l’azione croata
            prosegue – afferma il generale italiano – con un carattere spiccatamente “nocivo e
            grave d’incognite”, soprattutto per il grado di spregiudicata sicurezza con la quale
            viene affermata, sia da persone che ricoprono incarichi di responsabilità e dovreb-
            bero pertanto agire con un certo riserbo, sia da elementi che palesemente “obbedi-
            scono al proprio istinto piuttosto che a una direttiva superiore”. L’italianità della
            Dalmazia – continua Ambrosio – è un ricordo che sopravvive nei monumenti e nella
            tradizione di pochi pastori della Morlacchia, mentre nei centri urbani è decisamente
            motivo di reazione a sfondo nazionalista slavo. L’occupazione italiana, accolta con
            assai tiepida simpatia nei centri rurali, è “ostentatamente” subita in quelli urbani,
            dove viene considerata quasi un “male necessario e soprattutto transitorio”. Il ma-
            lessere croato si manifesta in diverse forme, dall’espressione dell’individuo isolato
            e di gruppi di persone, alla negata oppure “ostruzionistica” collaborazione delle
            autorità costituite verso il potere militare italiano. Alla base dello stato d’animo
            croato non vi sarebbe un sentimento di soggezione nei confronti degli occupanti,
            bensì una sensazione di assoluta parità con l’alleato italiano e tedesco, determina-
            tasi nella coscienza croato-dalmata con la proclamazione della piena indipendenza
            della Croazia promossa da Hitler e Mussolini. La sensazione diffusa – conclude
            il comandante della 2ª Armata – è che le autorità di Zagabria, nonostante la pre-
            senza italiana e l’attesa per la preannunciata determinazione dei confini, più che
            all’organizzazione dei poteri civili, procedano pienamente sovrane e con deliberato
            proposito alla creazione di “stati di fatto irrevocabili e di mezzi per potenziarli”. 18
               Il successo militare italiano è sostanzialmente considerato dai croati un fortuna-
            to riflesso della potenza e del valore tedesco. Comune e profonda nella popolazione
            la convinzione che la Dalmazia e il retroterra fiumano appartengano alla Croazia:
            alla diffusione di tale opinione concorrono le stesse autorità di Zagabria, con la
            nomina da parte di Pavelić di suoi fiduciari a capo dei principali centri dalmati e
            fiumani, l’imposizione del giuramento di fedeltà ai funzionari statali e parastatali in


            16  DGFP, Series D, Vol. XII, doc. 356.
            17  AUSSME, M-3, b. 5, fasc. 7, Stato Maggiore R. Esercito-Ufficio Operazioni-I-Sezione 3^, a
               Comando Supremo-Stato Maggiore Generale, prot. n. 5988, oggetto: Manifesti Croati, f.to il
               Sottocapo di S.M. dell’Esercito, P.M.9, 20 aprile 1941-XIX.
            18  Ibidem, Comando 2ª Armata-Ufficio I, a Ministero della Guerra-Gabinetto, prot. n. I/2952/S,
               oggetto: Attività croata nel territorio di occupazione, f.to il Generale Comandante designato
               d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 23 aprile 1941-XIX.

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