Page 44 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            torato – nella forma di governatorato militare – sul Montenegro e amplia l’Albania
            con il Kosovo, la Ciamuria e alcuni regioni della Macedonia. Vede inoltre ricono-
            sciuto l’inserimento dello Stato Indipendente Croato nella propria sfera d’interessi,
            attraverso un’unione personale o un accordo che in ogni caso assicuri all’Italia una
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            speciale posizione in Croazia.  La Germania annette invece la Slovenia settentrio-
            nale e impone alla Serbia, ridotta entro i confini precedenti le guerre balcaniche,
            un regime militare alle dipendenze dello Stato Maggiore tedesco: l’autorità politica
            inizialmente affidata a Milan Aćimović nell’agosto del 1941 passerà al generale
            Milan Nedić (in carica fino al 1944), in precedenza allontanato dalla vita politica
            jugoslava per le aperte posizioni filo-Asse. La Macedonia e alcune regioni del-
            la Serbia meridionale infine sono annesse dalla Bulgaria e l’Ungheria acquisisce
            Vojvodina, Baranja, Bačka e Banato occidentale; il banato orientale, oltre il Da-
            nubio, viene affidato all’amministrazione delle popolazioni di origine tedesca, il
            Volkdeutsche Verwaltung.
               La parte più vasta della smembrata Jugoslavia va a comporre lo Stato Indipen-
            dente Croato, comprendente i territori della Croazia-Slavonia, la Bosnia-Erzegovi-
            na con le sue numerose comunità musulmane e serbo-ortodosse e una limitata parte
            di Dalmazia, per un totale di circa sei milioni e mezzo di abitanti: oltre a tre milioni
            e trecentomila croati, conta circa due milioni di serbo-ortodossi, trentaseimila ebrei,
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            trentamila rom e settecentomila musulmani.  Una linea invisibile divide di fatto lo
            Stato in due zone d’occupazione: ad ovest l’italiana, ad est la tedesca. La demarca-
            zione stabilita taglia trasversalmente, da nord a sud, lo Stato Indipendente Croato
            lungo la linea Samobor, Petrinja, Glina, Bosanki Novi, Prijedor, Banja Luka, Jaice,
            Donji Vakuf, Travnik, Visoko, Sarajevo, Prača, Ustiprača, Rudo. 11
               La parte di Stato croato occupata dall’Italia sarà progressivamente concepita
            come divisa in tre zone d’occupazione con diverse condizioni giuridico-ammini-
            strative, sulle quali le truppe italiane esercitano un controllo che diminuisce gra-
            dualmente dalla costa verso l’interno:  la “prima zona” (Dalmazia e costa adriati-
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            ca) è costituita dai territori annessi all’Italia e considerati italiani a tutti gli effetti
            (in questo settore le autorità militari si affrettano a completare l’occupazione); la
            “seconda zona” (il Gorski Kotar, l’intera Lika, l’entroterra dalmata, buona parte
            dell’Erzegovina e i territori lungo la costa e le isole formalmente appartenenti allo
            Stato Indipendente Croato), inizialmente denominata “zona demilitarizzata”, rima-
            ne occupata dalle truppe italiane, che avranno la facoltà di condurvi operazioni
            militari, nonostante i poteri civili siano affidati alle autorità croate; infine la “terza

            9  DGFP, Series D, Vol. XII, doc. 398.
            10  ASDMAE, b. 1494 (AP 29), Croazia in cifre.
            11  S. Loi, op. cit., p. 110.
            12  Cfr. J. Burgwyn, L’impero sull’Adriatico. Mussolini e la conquista della Jugoslavia 1941-
               1943, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2006, p. 66.

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