Page 47 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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Le operazioni della 2ª Armata e la creazione dello Stato Indipendente Croato


             loco, l’agitazione propagandistica di alcuni luogotenenti del Poglavnik che non si
             danno pace e cercano ad ogni occasione di infervorare la coscienza croata a scapito
             evidente delle iniziative italiane. Questione anche più rilevante l’abusiva detenzio-
             ne di armi da parte di elementi nazionalisti croati. Al momento del dissolvimento
             dell’esercito jugoslavo, infatti, gli ustaša si sono lanciati sui depositi di armi e
             munizioni. Molti di questi elementi, nonostante un bando di Ambrosio ne abbia
             imposto il versamento, hanno trattenuto le armi di cui si sono impadroniti, presu-
             mibilmente allo scopo di valersene in caso di sommosse. Ambrosio dispone quindi
             che si provveda al rastrellamento delle zone d’occupazione, e dove necessario, a
             perquisizioni domiciliari. Tutto ciò mostra chiaramente – afferma il comandante
             della 2ª Armata – come a Zagabria, in Dalmazia e a Sušak sia generale e profonda
             la convinzione che le regioni occupate dalle truppe italiane siano considerate parte
             integrante della Croazia, convinzione sostenuta dalle disposizioni di carattere isti-
             tuzionale ordinate da Pavelić. 19
                In tale contesto, il comando militare italiano e le autorità croate in via di for-
             mazione mostrano i primi sintomi di conflittualità, in merito alla costituzione – in
             talune zone del territorio occupato dagli italiani – di formazioni volontarie, che
             vanno rapidamente assumendo il carattere di veri e propri reparti regolari dell’eser-
             cito croato. Le autorità militari croate procedono infatti al richiamo di smobilitati
             e giovani reclute, estendendo i provvedimenti anche a zone in cui la formazione
             di reparti volontari non è consentita (territorio di Sušak e Dalmazia), poiché pre-
             sumibilmente destinati a diventare territori italiani.  Al governo di Zagabria uffi-
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             cialmente non è ancora stato riconosciuto il diritto di riarmare uomini e le truppe
             italiane sono responsabili dell’ordine pubblico nei territori croati. Il Comando Su-
             premo italiano, interpellato dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito Mario Roatta,
             concede tuttavia la costituzione di reparti volontari croati a scopo di collaborazione
             con le forze regolari italiane e tedesche in eventuali operazioni antiguerriglia: con
             il cessare della necessità le formazioni sarebbero state sciolte, ma al momento se ne
             poteva solamente limitare consistenza e numero. La 2ª Armata avrebbe stabilito per
             ogni formazione da costituire l’entità del reparto e la sua dislocazione. In tal modo i
             reparti volontari sarebbero sorti solamente nelle località in cui l’autorità occupante
             li avesse considerati utili. Il Comando Supremo proponeva quindi di attendere le
             decisioni in merito alla costituzione dello Stato croato e alla delimitazione dei con-
             fini con l’Italia, per il momento limitando “con tatto” l’azione croata, onde evitare


             19  Ibidem, Comando 2ª Armata-Ufficio I, a Ministero della Guerra-Gabinetto, prot. n. I/2952/S,
                oggetto: Attività croata nel territorio di occupazione, f.to il Generale Comandante designato
                d’Armata V. Ambrosio, P.M.10, 23 aprile 1941-XIX.
             20  Ibidem, Stato Maggiore R. Esercito-Ufficio Operazioni I-Sezione 3ª, prot. n. 7216, oggetto:
                Formazioni di volontari nel territorio occupato, a Comando Supremo-Stato Maggiore Ge-
                nerale, P.M.9, 6 maggio 1941-XIX.

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