Page 52 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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La “quinta sponda “ storia dell’occupazione italiana della Croazia.


            mazioni irregolari di ustaša che si abbandonano a violenze, rapine, fucilazioni e
            devastazioni, costringendo i militari italiani a prendere i primi provvedimenti per
            marginare il fenomeno: a Spalato il generale Renzo Dalmazzo, comandante il VI
            Corpo d’Armata, a scopo precauzionale dispone l’immediato allontanamento di al-
            cuni di essi nonostante fossero giunti in città con una regolare licenza del comando
            di Zagabria. Cresce anche il numero di serbi ed ebrei che dai villaggi e dalle città
            dell’entroterra accorrono verso la costa, chiedendo protezione ai comandi militari
            italiani, mentre la resistenza alle violenze degli ustaša va esprimendosi con la for-
            mazione delle prime bande armate a scopo difensivo. 33
               Nel frattempo le trattative tra Roma e Zagabria per la delimitazione del confine
            dalmata si dimostrano tutta’altro che semplici. La questione non era mai stata con-
            templata in modo specifico con Pavelić, che aveva sempre e solo acconsentito ad un
            generico impegno a tenere in particolare considerazione gli interessi italiani in Dal-
            mazia. Un primo incontro si tiene a Lubiana il 25 aprile 1941, tra Ciano e Pavelić,
            seguito pochi giorni dopo da una lettera indirizzata dal Poglavnik a Mussolini in
            cui la corona croata è ufficialmente offerta a un principe di casa Savoia che dovrà
            essere designato dal re d’Italia.  I negoziati arriveranno a una svolta il 7 maggio con
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            l’incontro Pavelić-Mussolini di Monfalcone, portando alla stesura di due trattati –
            uno relativo ai confini, l’altro di garanzia e collaborazione politica – e un accordo
            su questioni militari. Si arriva così all’intesa per la determinazione del confine, con
            l’annessione da parte italiana di buona parte della Dalmazia, da Zara a Spalato in-
            clusa, oltre a quasi tutte le isole, il trono croato concesso a un principe sabaudo e il
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            progetto di creare un’unione doganale tra i due Stati.
               Le intese di Monfalcone saranno ratificate il 18 maggio 1941 in una cerimonia
            ufficiale a Roma. Una delegazione croata di esponenti politici e religiosi con in te-
            sta il Poglavnik arriva alla stazione Ostiense: a riceverla, oltre a Mussolini, membri
            del governo e rappresentanti delle istituzioni italiane, personalità dell’esercito e
            del Partito fascista, ambasciatori degli Stati aderenti al Patto Tripartito, formazioni
            della Gioventù Italiana del Littorio e della Gioventù Croata residente a Roma e una
            compagnia di soldati a rendere gli onori. Un corteo di berline si dirige verso il Qui-
            rinale, dove c’è Vittorio Emanuele III ad attendere gli ospiti. Al Quirinale Pavelić
            è accolto alla presenza delle più alte cariche civili, militari e politiche italiane e di
            gran parte dei membri di Casa Savoia. A cingere la corona croata Vittorio Emanuele
            III designa il nipote, Aimone di Savoia-Aosta, Duca di Spoleto, personaggio del
            tutto sconosciuto alla popolazione croata, compresi i delegati presenti a Roma. Il
            principe sabaudo accetterà l’investitura – con il nome di Tomislavo II – su pressio-

            33  Ibidem, p. 189.
            34  ASDMAE, b. 1166 (UC 50), fasc. 7, Zagreb 28 aprile 1941.
            35  Ibidem, b. 1168 (UC 52), Corrispondenza relativa ai rapporti con la Croazia, maggio-dicem-
               bre 1941, fasc. 1.

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